A Berlino la prima retrospettiva della fotografa e attivista sudafricana impegnata per le cause LGBTQI.
Zanele Muholi
Gropius Bau si è aperto a Berlino nel 1881 come un museo di arti decorative, progettato da Martin Gropius, nipote del più famoso Walter Gropius, fondatore della Bauhaus.
Gravemente danneggiato nel 1945, durante l’ultima settimana della guerra, dopo un meticoloso restauro negli anni ’70, il Gropius Bau è diventato una delle sale espositive più famose e più belle della Germania.
Molte mostre internazionali hanno trovato qui un luogo adatto e attirato milioni di visitatori.
Dal 26 novembre Gropius Bau presenta la prima retrospettiva dell’artista, fotografa e attivista sudafricana Zanele Muholi.
Nata nel 1972 l’artista è infatti una Attivista impegnata per la causa LGBTQI, lotta per la visibilità e l’affermazione dell’identità lesbica nel suo Paese.
Accanto alle prime serie di immagini meno conosciute, la mostra include lavori recenti e permette così di sperimentare l’intera gamma della pratica fotografica di Muholi.
In questo percorso vengono negoziati temi come la politica sessuale, la violenza razzista, la resistenza della comunità e l’autoaffermazione.
Così facendo, le fotografie di Muholi non solo rappresentano un gesto di empowerment, ma sfidano ripetutamente lo sguardo etero normativo – mentre simultaneamente aprono una rete di relazionabilità e nuove storie visive.
La mostra è a cura di Natasha Ginwala, Yasufumi Nakamori (Senior Curator International Art (Photography), Tate Modern) e Sarah Allen (Assistant Curator, Tate Modern).