La mostra esplora le relazioni tra la produzione coreografica, filmica e teorica dell’autrice a partire dalla ricostruzione storica della sua transizione dalla danza al cinema
Yvonne Rainer: Words Dances Films – MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna – 30 giugno – 10 settembre 2023 – A cura di Caterina Molteni
Bologna, 22 giugno 2023 – Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna è lieto di presentare, dal 30 giugno al 10 settembre 2023, la prima retrospettiva mai dedicata in Italia alla danzatrice, coreografa, regista, teorica e poeta Yvonne Rainer (San Francisco, 1934): Yvonne Rainer: Words, Dances, Films, a cura di Caterina Molteni.
COMUNICATO STAMPA
La mostra esplora le relazioni tra la produzione coreografica, filmica e teorica dell’autrice a partire dalla ricostruzione storica della sua transizione dalla danza al cinema.
Nota internazionalmente per aver rivoluzionato il mondo della danza promuovendo negli anni Sessanta un approccio minimalista che trovava ispirazione nel naturale movimento cinetico del corpo e nella gestualità quotidiana, Rainer inizia la sua carriera da regista dal 1972, anno di uscita del primo film Lives of Performers.
Il percorso espositivo è composto da video, film realizzati tra il 1972 e il 1996, recentemente restaurati dal MoMA – Modern Art Museum di New York con il supporto di The Celeste Bartos Fund for Film Preservation, scritti che approfondiscono la produzione teorica, e una sezione dedicata a materiali di archivio che ricostruisce cronologicamente la rivoluzione di Rainer nel mondo della danza newyorkese con documenti provenienti dal Getty Research Institute di Los Angeles.
Se nella performance il corpo assume un ruolo politico perché presentato nella sua inderogabile materialità al di là di qualsiasi finzione narrativa, nei film è l’interiorità umana a trovare spazio nella sua complessità psicologica, diventando il terreno fertile per sollevare questioni politiche collettive.
Yvonne Rainer è una coreografa, danzatrice, regista e poeta americana, largamente considerata come una delle artiste performative più influenti del ventesimo secolo.
Nata a San Francisco nel 1934 da madre ebrea polacca e padre italiano, si trasferisce a New York City nel 1956, per intraprendere gli studi di recitazione.
Nel 1959 inizia a frequentare le lezioni della Martha Graham School of Contemporary Dance e dall’anno successivo frequenta per otto anni corsi tenuti dal coreografo Merce Cunningham. Nel 1960 partecipa a un seminario a Marin County, in California, con la coreografa Anna Halprin, che influenza notevolmente le sue prime composizioni. Nello stesso anno, insieme all’artista e danzatrice Simone Forti, partecipa a un seminario condotto dal musicista e coreografo Robert Dunn.
Formandosi insieme a ballerini sperimentali come Steve Paxton e Ruth Emerson, Rainer nel 1962 co-fonda il Judson Dance Theatre, una coalizione di artisti performativi radicali ispirati all’estetica d’avanguardia di John Cage e Merce Cunningham. Il gruppo operava dalla Judson Memorial Church nel Greenwich Village ed è stato accreditato come un’influenza centrale nell’invenzione della danza postmoderna. Nel 1970 forma il collettivo Grand Union, un gruppo di danza collaborativo che include artisti e artiste come Trisha Brown, Barbara Dilley e Steve Paxton. Nel 1972 pubblica il suo primo lungometraggio Lives of Performers, aggiunto al National Film Registry della Library of Congress nel 2017. Nel corso dei tre decenni successivi, Rainer ha pubblicato altri sei lungometraggi, ognuno dei quali sfidava la struttura narrativa convenzionale per esplorare temi sociali e politici, dall’imperialismo e l’identità, all’invecchiamento e l’amore romantico.
Le riflessioni dei film sul femminismo, sulla politica radicale e sulle lotte delle minoranze, così come il sovvertimento della convenzionale forma narrativa, hanno contribuito ad affermare l’artista come figura fondamentale dell’avanguardia americana.
Nel 2000, Rainer è invitata dal danzatore e regista Michail Baryšnikov a coreografare un pezzo per il suo White Oak Dance Project, che ha portato al lungometraggio After Many a Summer Dies the Swan. Da allora, l’artista ha continuato a coreografare e dirigere diversi pezzi tra cui RoS Indexical(2007), Spiraling Down (2008), Assisted Living: Do You Have Any Money? (2013) e The Concept of Dust or How do you look when there’s nothing left to move? (2015), commissionata dal J. Paul Getty Museum di Los Angeles.
L’autobiografia Feelings are Facts: A Life (2006) è stata pubblicata da MIT Press e la raccolta di poesie Poems (2011) è stata pubblicata da Badlands Unlimited.
Rainer ha presentato il suo ultimo lavoro coreografico Hellzapoppin’: What About the Bees? (2022) nell’ottobre dell’anno scorso. Il pezzo, che riflette sull’ingiustizia razziale negli Stati Uniti, conclude una carriera coreografica di 61 anni.
Nel 2015 ha ricevuto il prestigioso Merce Cunningham Award dalla Foundation for Contemporary Arts. È professoressa emerita presso l’Università della California, Irvine e attualmente vive e lavora a New York.
Yvonne Rainer: Words, Dances, Films è parte di Bologna Estate 2023, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.