La mostra dedicata a Steve McCurry a Conegliano sarà un viaggio onirico tra le immagini più significative del grande fotografo americano.
Steve McCurry: icons
Sarà presentata martedì 5 ottobre alle ore 11.00 a palazzo Sarcinelli a Conegliano la mostra di uno dei maestri indiscussi del Fotogiornalismo internazionale, Steve McCurry.
Palazzo Sarcinelli è un prestigioso edificio rinascimentale del centro storico della città, sede della Galleria Civica d’arte del Comune di Conegliano.
Dal 2010, dopo la grande esposizione dedicata a Cima da Conegliano, ha ospitato diverse mostre dedicate alla pittura del Cinquecento curate dallo storico dell’arte Giandomenico Romanelli.
Con la mostra di Steve McCurry Palazzo Sarcinelli tiene viva la tradizione delle esposizioni di qualità della galleria comunale.
Nato nel 1950 a Philadelphia McCurry, formatosi in arte e cinema, ha viaggiato molto in particolare in India e nei paesi asiatici.
Nel corso dei suoi viaggi egli sapeva catturare con i suoi scatti culture e tradizioni, guerre e conflitti, ma sempre con l’elemento umano come fulcro del racconto.
Il ritratto era infatti al centro della sua pratica artistica.
Steve McCurry. Icons è un percorso immersivo dentro lo stile e la poetica del grande fotografo americano.
Un viaggio che porterà i visitatori alla visione di oltre 100 fotografie selezionate tra migliaia di scatti realizzati nel corso di una carriera quarantennale.
Steve McCurry è un artista, prima che fotografo documentarista; e, benché molte sue serie siano state commissionate da riviste e giornali occidentali, ogni fotografia riflette pienamente la sua visione intellettuale dell’uomo e della natura.
McCurry è infatti un umanista nel pieno senso del termine.
Egli ama gli esseri umani in tutte le sue manifestazioni e, da un punto di vista compositivo, predilige spesso i primi piani ravvicinati che gli permettono di entrate in totale empatia con i soggetti scelti.
Ne è una prova l’immagine certamente più celebre, il ritratto della giovane ragazza Sharbat Gula, scattato in un campo profughi in Pakistan.
L’immagine, pubblicata nel 1985 dal National Geographic, è divenuta simbolo del dramma della guerra in Afghanistan, tornato oggi quantomai attuale.