Artisti della Generazione Y o Millennials si confrontano sul tema della sacralità come ritorno alla comunità e all’umanità
La Fondazione Merz di Torino ospita la mostra collettiva Sacro è, aperta al pubblico dal 18 marzo al 16 giugno
La Fondazione intitolata a Mario Merz, uno dei maestri indiscussi dell’Arte Povera italiana, nasce come centro d’arte contemporanea nel 2005, con l’intento di ospitare mostre, eventi, attività educative e portare avanti la ricerca e l’approfondimento dell’arte.
La Fondazione alterna mostre dedicate a Mario e Marisa Merz come momenti di riflessione e studio a dei grandi progetti site-specific di artisti nazionali e internazionali invitati a confrontarsi con lo spazio di via Limone e con il suo contenuto, senza tralasciare la ricerca sulle nuove generazioni per cui sono regolarmente organizzati eventi espositivi.
Fino al 16 giugno 2024 la Fondazione presieduta e diretta dalla figlia di Mario e Marisa, Beatrice Merz, presenta la mostra Sacro è, un inedito progetto espositivo a cura di Giulia Turconi.
Il progetto vede protagoniste le opere di Tiphaine Calmettes (Ivry-sur-seine, Francia, 1988), Matilde Cassani (Domodossola, Italia, 1980), Giuseppe Di Liberto (Palermo, Italia, 1996), Lena Kuzmich (Vienna, Austria, 1998), Quỳnh Lâm (Saigon, Vietnam, 1988), Tommy Malekoff (Virginia, USA, 1992) Lorenzo Montinaro (Taranto, Italia, 1997) e GianMarco Porru(Oristano, Italia, 1989).
L’esposizione prende le mosse dalla raccolta di poesie Sacro Minore di Franco Arminio per introdurre una riflessione imperniata sul concetto di “sacro”, rintracciato e approfondito nella sua dimensione quotidiana ponendo l’accento sulla meraviglia dell’esistere e sulla poesia che si cela nella vita di ogni giorno.
Attraverso i linguaggi di una giovane generazione di artisti e artiste millennials, diversi per origini e meda utilizzati, una scelta dettata dalla volontà di concentrarsi su un sacro odierno, contemporaneo e rinnovato, Sacro è vuole costruire una celebrazione alla sacralità focalizzandosi sulla sua accezione intima e privata e suggerendo un ritorno alla comunità e all’umanità manifestando una visione universale e collettiva.
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