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L’arte durante il Rinascimento

Il Rinascimento fiorisce in Italia  in particolar modo a Firenze a partire dalla prima metà del XV secolo ed  in seguito si diffonderà in tutta Europa.Epoca di filosofi e di grandi artisti, il Rinascimento abbandona quelli che furono i canoni medioevali carichi di misticismo, per porre l’uomo al centro di ogni cosa e dell’universo stesso.Con la nascita della prospettiva, anche il mobilio si arricchisce di particolari che ben ricordano gli elementi architettonici rinascimentali. Il Rinascimento viene suddiviso in tre periodi storici:
– Primo Rinascimento: va dal 1400 al 1500 e si estende soprattutto a Firenze e in tutta la Toscana;
– Pieno Rinascimento: dal 1450 al 1540 e si estende principalmente nell’Italia centro-settentrionale;
– Tardo Rinascimento o Manierismo: dal 1540 al 1600 in tutta Europa.
Nel Primo Rinascimento, il mobilio veniva realizzato in noce massello .Gli incastri sono a coda di rondine, le cerniere hanno forma di due anelli.La decorazione viene realizzata con la tarsia certosina o con la pastiglia dorata. I mobili in voga sono rappresentati dal tavolo rettangolare che poggia su solidi sostegni; il cassone che abbandona l’aspetto del forziere gotico per assumere quello di un sarcofago che poggia su zampe di leone;la credenza ;lo stipo (credenza ad un’anta); i sedili come il faldistorio, la Savonarola; la dantesca ( variante della Savonarola);lo sgabello a tre gambe ecc.

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Carlo Maderno e la sua facciata

Questa volta parleremo dei grandi restauri del passato,che hanno riportato all’antico splendore grandi ed importanti opere d’arte sia pittoriche che architettoniche.Inizieremo il nostro viaggio a Roma dove andremo ad ammirare il restauro della Basilica di S. Pietro o meglio della sua facciata . Nei primi anni del Seicento,l’architetto Carlo Maderno,ricevette l’incarico da parte di Pio V di ampliare, per esigenze di culto e di capienza, lo schema centrale ideato da Michelangelo per San Pietro, in un impianto basilicare, ossia longitudinale, da ottenersi allungando la navata ed affiancando ad essa nuove cappelle.Tale sistemazione comportava, da un punto di vista architettonico, un problema immenso legato alla cupola già eretta, che rischiava di scomparire visivamente dietro la massa dell’avancorpo aggiunto. Si poneva così il problema della facciata risolto da Michelangelo, annullando la sua importanza, pensando ad un portico sorretto da colonne che veniva così a sostituire nell’ingresso i pilastri.

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Carlo Maderno e la sua facciata

Questa volta parleremo dei grandi restauri del passato,che hanno riportato all’antico splendore grandi ed importanti opere d’arte sia pittoriche che architettoniche.Inizieremo il nostro viaggio a Roma dove andremo ad ammirare il restauro della Basilica di S. Pietro o meglio della sua facciata . Nei primi anni del Seicento,l’architetto Carlo Maderno,ricevette l’incarico da parte di Pio V di ampliare, per esigenze di culto e di capienza, lo schema centrale ideato da Michelangelo per San Pietro, in un impianto basilicare, ossia longitudinale, da ottenersi allungando la navata ed affiancando ad essa nuove cappelle.Tale sistemazione comportava, da un punto di vista architettonico, un problema immenso legato alla cupola già eretta, che rischiava di scomparire visivamente dietro la massa dell’avancorpo aggiunto. Si poneva così il problema della facciata risolto da Michelangelo, annullando la sua importanza, pensando ad un portico sorretto da colonne che veniva così a sostituire nell’ingresso i pilastri.

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La Madonna del Suffragio del pittore G. Innocenti

Il dipinto in esame eseguito nel 1904 dal pittore G. Innocenti,può essere considerata una rivisitazione dell’immagine sacra indicata anche come Madonna del Carmelo o delle Grazie. Tale rappresentazione, appartiene alla cultura figurativa devozionale popolare, presente in gran parte dell’Italia meridionale post-Tridentina. Il tema  strettamente legato a quello della Madonna delle Grazie  ne rappresenta una variante: infatti solitamente la Madonna col bambino che fa stillare il latte dal seno per il refrigerio delle anime purganti, presente ad esempio in molti dipinti del sud Italia  tra la seconda metà del XVI sec. fino al secolo seguente, ma anche oltre. Nel dipinto dell’artista Innocenti la Vergine viene rappresentata nell’atto di rendere grazia ad una delle due anime poste ai suoi piedi in attesa di essere incoronata dal bambino, con una corona di piccoli fiori bianchi. Tra le rappresentazioni più importanti della Madonna del Suffragio vale la pena ricordare il dipinto di Giovan Bernardo Lama del 1560 conservato a Camerota (Salerno) nella chiesa di S. Maria delle Grazie ( la Vergine preme con la mano il suo seno sinistro da cui sgorgano gocce di latte raccolte da un gruppo di anime purganti.L’altra rappresentazione è del 1624 indicata anche come Immacolata Concezione (statua lignea policroma, Grotte di Castro – Le).

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La Madonna del Suffragio del pittore G. Innocenti

Il dipinto in esame eseguito nel 1904 dal pittore G. Innocenti,può essere considerata una rivisitazione dell’immagine sacra indicata anche come Madonna del Carmelo o delle Grazie. Tale rappresentazione, appartiene alla cultura figurativa devozionale popolare, presente in gran parte dell’Italia meridionale post-Tridentina. Il tema  strettamente legato a quello della Madonna delle Grazie  ne rappresenta una variante: infatti solitamente la Madonna col bambino che fa stillare il latte dal seno per il refrigerio delle anime purganti, presente ad esempio in molti dipinti del sud Italia  tra la seconda metà del XVI sec. fino al secolo seguente, ma anche oltre. Nel dipinto dell’artista Innocenti la Vergine viene rappresentata nell’atto di rendere grazia ad una delle due anime poste ai suoi piedi in attesa di essere incoronata dal bambino, con una corona di piccoli fiori bianchi. Tra le rappresentazioni più importanti della Madonna del Suffragio vale la pena ricordare il dipinto di Giovan Bernardo Lama del 1560 conservato a Camerota (Salerno) nella chiesa di S. Maria delle Grazie ( la Vergine preme con la mano il suo seno sinistro da cui sgorgano gocce di latte raccolte da un gruppo di anime purganti.L’altra rappresentazione è del 1624 indicata anche come Immacolata Concezione (statua lignea policroma, Grotte di Castro – Le).

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Il restauro degli affreschi di Giotto

La Cappella dell’Arena (o degli Scrovegni) a Padova è un monumento molto piccolo, anche se contiene uno dei preziosi cicli pittorici dell’arte giottesca. Gli affreschi, che risalgono al 1310, ricoprono interamente la navata della cappella e raffigurano episodi della vita di Gesù e gli eventi che precedettero come le storie di Gioacchino, di Sant’Anna, della Madonna sino alla Pentecoste , mentre sulla parete è rappresentato il Giudizio Universale. Pare che l’artista, abbia impiegato circa due anni per eseguire con grande maestria tecnica il meraviglioso capolavoro già sperimentato ad Assisi. A causa dei precedenti restauri avvenuti nel XIX sec. per opera di Botti e Bertolli e nel 1960 ad opera del restauratore Tintori, nonchè dei danni subiti dalla Cappella a seguito del terremoto del 1976, i responsabili della tutela del monumento chiesero l’intervento dell’Istituto Centrale per il Restauro per il consolidamento e la cura del “Ciclo Giottesco”.Principalmente, fu rimosso dalla superficie pittorica i materiali depositatesi nel tempo, come le polveri atmosferiche, nonchè le resine sintetiche messe per fissare la pellicola pittorica.Prima di eseguire le operazioni di pulitura è stato effettuato un consolidamento degli strati preparatori e pittorici, mediante iniezioni di malte premiscelate, al fine di rinsaldare i difetti di adesione dei due strati d’intonaco(intonaco ed arriccio).L’operazione di pulitura vera e propria fu eseguita mediante un impacco di acqua distillata e polpa di carta giapponese.

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Il restauro degli affreschi di Giotto

La Cappella dell’Arena (o degli Scrovegni) a Padova è un monumento molto piccolo, anche se contiene uno dei preziosi cicli pittorici dell’arte giottesca. Gli affreschi, che risalgono al 1310, ricoprono interamente la navata della cappella e raffigurano episodi della vita di Gesù e gli eventi che precedettero come le storie di Gioacchino, di Sant’Anna, della Madonna sino alla Pentecoste , mentre sulla parete è rappresentato il Giudizio Universale. Pare che l’artista, abbia impiegato circa due anni per eseguire con grande maestria tecnica il meraviglioso capolavoro già sperimentato ad Assisi. A causa dei precedenti restauri avvenuti nel XIX sec. per opera di Botti e Bertolli e nel 1960 ad opera del restauratore Tintori, nonchè dei danni subiti dalla Cappella a seguito del terremoto del 1976, i responsabili della tutela del monumento chiesero l’intervento dell’Istituto Centrale per il Restauro per il consolidamento e la cura del “Ciclo Giottesco”.Principalmente, fu rimosso dalla superficie pittorica i materiali depositatesi nel tempo, come le polveri atmosferiche, nonchè le resine sintetiche messe per fissare la pellicola pittorica.Prima di eseguire le operazioni di pulitura è stato effettuato un consolidamento degli strati preparatori e pittorici, mediante iniezioni di malte premiscelate, al fine di rinsaldare i difetti di adesione dei due strati d’intonaco(intonaco ed arriccio).L’operazione di pulitura vera e propria fu eseguita mediante un impacco di acqua distillata e polpa di carta giapponese.

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Come riparare uno strappo in una vecchia stampa

Talvolta capita che la superficie di una vecchia stampa o la pagina di un libro, presenti un danno abbastanza frequente, come può essere uno strappo. Naturalmente, prima che la situazione peggiori, occorre intervenire tempestivamente, procedendo in modo corretto, evitando ad esempio l’uso di nastro adesivo, la cui componente acida, rovinerebbe in modo irreversibile la stampa in questione.Per eseguire il nostro piccolo restauro occorrerà procurarsi della carta velina o carta giapponese, un paio di forbici, della colla per il restauro della carta tipo Tylose o Klucel, un paio di pennelli piatti n. 2 , una stecca in plastica o d’osso, una pinzetta in metallo, ed un foglio di carta siliconata  per evitare che la stampa rimanga incollata sul piano di lavoro.

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Come riparare uno strappo in una vecchia stampa

Talvolta capita che la superficie di una vecchia stampa o la pagina di un libro, presenti un danno abbastanza frequente, come può essere uno strappo. Naturalmente, prima che la situazione peggiori, occorre intervenire tempestivamente, procedendo in modo corretto, evitando ad esempio l’uso di nastro adesivo, la cui componente acida, rovinerebbe in modo irreversibile la stampa …

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Il restauro del teatro “La Fenice”

Proseguiamo il nostro viaggio attraverso i grandi restauri delle opere d’arte in italia.Questa volta parliamo di un maestoso lavoro di restauro eseguito alcuni anni fa per il recupero di una delle strutture storiche di Venezia: il Teatro “La Fenice”.  “La Fenice”, come l’uccello mitologico,muore e risorge dalle proprie ceneri:dopo sette anni da quel rogo che l’ha incenerita, è stata  restituita a Venezia nonchè agli occhi del mondo. Prima del rogo di quel 29 gennaio del 1996 (appiccato da due elettricisti che non volevano pagare la penale per il ritardo sui lavori d’illuminazione eseguiti), il teatro subì un primo incendio nel 1836, per essere ricostruito dodici mesi dopo dall’architetto Giambattista Meduna che ricopiò fedelmente l’antica struttura di Gianantonio Selva datata 1792. La Saicam, l’impresa che si è aggiudicata l’appalto, ha impiegato 630 giorni lavorativi, nonchè 600 artigiani, 200 metri quadrati di disegni, 200 lampadari e 162 mila euro d’oro zecchino per le dorature realizzate da Bertolini Arte.Intagli,cartapeste, tappezzerie, tutto è stato affidato nelle mani di abili artigiani per ripristinare l’anima del teatro: pare che lo scenografo Mauro Carosi, incaricato per la ricostruzione della Sala Teatrale, si sia commosso davanti alla maestria con cui era stato cesellato il grande lampadario centrale.

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Il restauro del teatro “La Fenice”

Proseguiamo il nostro viaggio attraverso i grandi restauri delle opere d’arte in italia.Questa volta parliamo di un maestoso lavoro di restauro eseguito alcuni anni fa per il recupero di una delle strutture storiche di Venezia: il Teatro “La Fenice”.  “La Fenice”, come l’uccello mitologico,muore e risorge dalle proprie ceneri:dopo sette anni da quel rogo che l’ha incenerita, è stata  restituita a Venezia nonchè agli occhi del mondo. Prima del rogo di quel 29 gennaio del 1996 (appiccato da due elettricisti che non volevano pagare la penale per il ritardo sui lavori d’illuminazione eseguiti), il teatro subì un primo incendio nel 1836, per essere ricostruito dodici mesi dopo dall’architetto Giambattista Meduna che ricopiò fedelmente l’antica struttura di Gianantonio Selva datata 1792. La Saicam, l’impresa che si è aggiudicata l’appalto, ha impiegato 630 giorni lavorativi, nonchè 600 artigiani, 200 metri quadrati di disegni, 200 lampadari e 162 mila euro d’oro zecchino per le dorature realizzate da Bertolini Arte.Intagli,cartapeste, tappezzerie, tutto è stato affidato nelle mani di abili artigiani per ripristinare l’anima del teatro: pare che lo scenografo Mauro Carosi, incaricato per la ricostruzione della Sala Teatrale, si sia commosso davanti alla maestria con cui era stato cesellato il grande lampadario centrale.

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Come riparare uno strappo in una tela dipinta ad olio

L’intervento di restauro deve essere improntato con estrema cautela, soprattutto se l’oggetto da riparare riguarda un vecchio dipinto ad olio Restauro Detto questo, immaginiamo di dover riparare una tela dipinta, la cui superficie è vistosamente deturpata da un taglio.                   In un restaurodi tipo professionale, si procederebbe …

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