Attraverso il gioco, Pepi Merisio racconta un pezzo di storia reale della nostra Italia.
Pepi Merisio. Gioco!
La seicentesca Villa Fabbri situata quasi a ridosso delle mura urbane, quasi alla cima del colle è ora proprietà del Comune e contenitore di eventi culturali.
Nei locali di Villa fabbri, a pochi mesi dalla morte del fotografo Pepi Merisio (Caravaggio 1931 – Bergamo 2021), Trevi gli dedica una mostra personale.
Pepi Merisio inizia ad appassionarsi di fotografia nel 1947 e, da autodidatta, entra nel mondo amatoriale degli anni Cinquanta.
Avvia quindi alcune collaborazioni con il Touring Club Italiano e alcune riviste, tra cui Camera, Pirelli, Look, Famiglia Cristiana, Stern, Paris – Match.
Poco più che trentenne decide di fare della fotografia la sua professione e rivolge l’attenzione alla civiltà contadina e alle tradizioni delle terre bergamasche, che lo porta all’attività editoriale che inizia nel 1969 con l’opera in tre volumi delle Terre di Bergamo, alla quale sono seguiti quasi 150 libri fotografici.
Merisio ha dedicato la sua attenzione al territorio italiano rappresentandone le molteplici sfaccettature attraverso il filtro del Gioco.
Nelle sue foto possiamo così trovare “, i seminaristi che giocano a basket, gli orchestrali che attendono la scena giocando a scacchi, come la madre carica di legna e il figlio con la piccola gerla vuota che gioca alla fatica della vita, sono scorci o paradigmi della nostra esistenza.” Immagini citate dal curatore della mostra Flavio Arensi.
La dimensione del gioco è quindi il filo rosso che unisce le immagini in mostra.
Attraverso il gioco, Pepi Merisio racconta un pezzo di storia reale della nostra Italia.
Gli scatti, oltre a immortalare il gioco delle carte, quello del pallone, le corse per strada, gli svaghi di bambini e adulti, documentano la quotidianità degli italiani, dagli anni del boom economico agli anni Ottanta.