In mostra a Napoli uno dei maestri della Transavanguardia italiana.
PALADINO
CASAMADRE è una galleria d’arte contemporanea di Napoli. Lo spazio espositivo è quello che negli anni ’70 Lucio Amelio trasformò nell’epicentro dell’arte contemporanea in città.
Il 22 gennaio 2022 è stata inaugurata in galleria la mostra personale di DOMENICO (Mimmo) Paladino.
Nato a Paduli nel 1948, Mimmo Paladino è tra i maggiori esponenti della Transavanguardia, Movimento fondato dal celebre critico d’arte Achille Bonito Oliva.
Nato e cresciuto nell’Italia del sud in un territorio ricco di contaminazioni culturali misteriose, l’artista è stato da sempre attratto dal “diverso”, una curiosità che lo ha portato a compiere lunghi viaggi.
Negli anni ’80 in Nord-America dove negli Stati Uniti ha allestito la sua prima personale, e soprattutto quello in Sud America, dove ha avuto occasione di conoscere la cultura locale e di farsi influenzare dall’arte primitiva e tribale.
Un’ esperienza che l’artista riflette nelle sue opere attraverso il particolare uso di segni, simboli e colori, e che lo ha portato a realizzare anche sculture totemiche, in bronzo, legno o calcare, e numerose installazioni talora permanenti.
La sua visione dell’arte si è perfezionata nell’incontro con Achille Bonito Oliva che lo ha inserito tra gli artisti della Transavanguardia, assieme a Enzo Cucchi, Sandro Chia, Francesco Clemente e Francesco De Maria.
Con essi ha sviluppato un’estetica basata sul ritorno alla pittura figurativa in antitesi con le varie correnti concettuali sviluppatesi negli anni ’70.
La mostra di Napoli vuol evidenziare il legame di Paladino con il mito.
Infatti, tutta la storia artistica di Mimmo Paladino si nutre della cultura, della terra e della luce mediterranee e i suoi riferimenti poetici sondano le profondità del mito da cui riemergono frantumati, come schegge di figurazioni arcane.
Sono figure indecifrabili e tuttavia familiari per chi ha confidenza con il mondo oscuro della cultura arcaica campana.
Memoria e citazione non sono tuttavia attività libere e giocose, ma pratiche quotidiane di lavoro e di confronto con la materia dell’arte, che non è solo colore, pietra, legno, bronzo.
Fondamentale in Paladino resta la formazione concettuale e analitica che è divenuta nel tempo dato inalienabile del lavoro pittorico, permettendogli di spaziare fra le istanze della tradizione e quelle dell’avanguardia, di rielaborare la cultura figurativa del Novecento, in particolare l’espressionismo, l’informale e la popart, di attingere da culture arcaiche ed extraeuropee, sapendo scegliere chi e che cosa guardare.
L’arte per Paladino è creazione di una cosmogonia, fondazione di un universo senza tempo, in cui tornino a circolare storie e leggende che rendano abitabile e affascinante la vicenda umana.