Che cosa doveva comunicare un’immagine sacra all’uomo del Medioevo?
Tra umano e divino: Cimabue e la Maestà di Santa Trinita
La mostra organizzata per una visione virtuale online presenta capolavori degli Uffizi del XIII e XIV secolo.
Sono tre i nomi di spicco proposti online dalla Gallerie fiorentine: Duccio da Boninsegna, Cimabue e Giotto.
Per chi entra in quella sala la visione d’insieme delle opere di questi indiscussi maestri della pittura del tardo medioevo è grandiosa, sorprendente ed emozionante.
Le dimensioni e il valore iconico delle figure non possono non evocare, nemmeno nel visitatore più distratto e frettoloso, quel senso di rispetto del sacro e dell’ultraterreno, che era parte dominante della cultura medievale.
L’icona, nella tradizione bizantina, è immagine sacra dove forma e simbolo coincidono, veicolo per il Divino, vero e proprio trait d’union tra l’uomo e Dio.
La loro realizzazione richiedeva tempi lenti di esecuzione, e gli artisti si preparavano al compimento dell’icona con digiuni e preghiere.
Le eccezionali dimensioni delle Maestà fanno pensare che queste tavole, come le croci, fossero poste molto in alto, rivolte verso i laici, in modo da poter essere viste anche da lontano e costituire un focus visivo all’interno di chiese e cattedrali.
Oggi è possibile guardarle molto da vicino riprodotte, soffermandoci su numerosi dettagli, punzonature, trasparenze e finiture, che gli artisti avevano realizzato dedicandoli a Dio e che i fedeli, da lontano, non potevano percepire.
Ma neppure il visitatore del museo di fronte a queste opere riesce ad avere la visione che permettono la tecnologia e gli ingrandimenti possibili nella mostra virtuale.
In particolare, è possibile una lettura ravvicinata della Maestà di Santa Trinita, opera tarda del più importante pittore della seconda metà del Duecento dell’Italia centrale.
Cenni di Pepo detto Cimabue, che in quest’opera fa i conti con le novità introdotte in pittura dal suo illustre allievo Giotto.
Un’iniziativa che permette dunque di ammirare l’antico con l’occhio moderno offerto dalla tecnologia digitale, per riscoprire simboli e significati della pittura sacra, così consueti un tempo all’uomo del Medioevo.
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