Una mostra che vuol rendere un riconoscimento al lavoro dell’ ultranovantenne maestro veneziano del Novecento e oltre
Ca Pesaro di Venezia propone la mostra Omaggio a ENNIO FINZI, aperta al pubblico dal 17 maggio al 6 ottobre
Ca’ Pesaro prosegue la sua attività di valorizzazione degli artisti della collezione permanente con un autore tra i più radicali del Novecento italiano con la mostra Omaggio a Ennio Finzi che rimarrà aperta al pubblico negli spazi del primo piano fino al 6 ottobre 2024.
L’ultra novantenne Ennio Finzi (Venezia 1931) fin da giovanissimo, si interessa di pittura e di musica. Il rapporto suono-colore, un colore che Finzi, più che “vedere”, ama “ascoltare” nelle sue risonanze più intime.
Già dagli anni Cinquanta infatti Finzi univa alla ricerca sul colore lo studio sulle nuove correnti musicali, come l’atonalismo schoenberghiano e il “be bop” del jazz afroamericano.
Non è pertanto un caso se la mostra di Cà Pesaro, curata da Elisabetta Barisoni e Michele Beraldo, è stata inaugurata con uno speciale concerto pianistico, in sintonia con il pensiero di Finzi che la percezione del colore avvenga in egual misura attraverso vista e udito.
Finzi è considerato uno dei maggiori esponenti della Pittura Critica e dell’Espressionismo Astratto.
Nelle sue prime esperienze pittoriche egli era vicino al movimento pittorico dello Spazialismo, e con esso a Tancredi Parmeggiani, che lo ha introdotto alla collezionista Peggy Guggenheim.
Aveva iniziato a lavorare frequentando maestri del calibro di Virgilio Guidi o Emilio Vedova.
Negli anni Cinquanta l’indagine dell’artista veneziano si concentra, inoltre, sulle strutture intrinseche della forma e sono proprio alcune delle opere più significative di questa ricerca protagoniste a Ca’ Pesaro.
Negli anni Sessanta e Settanta, Finzi prende le distanze dai cromatismi che avevano caratterizzato il periodo giovanile ed elabora una Non-Pittura in bianco e nero, basata sulla combinazione dei ritmi e vicina all’Arte Cinetica.
Dal 1978 Finzi riscopre il colore con un ritorno all’interiorità meditativa unendo al campo nero un uso del colore per riaffioramento, per emersione, come nel ciclo del “Nero-Acromatico” poi “Neroiride” che lo condurranno poi alle serie di “Grammaticando” e poi “Flipper” in cui cercherà di organizzare un linguaggio pittorico codificato per segni e operazioni contrastanti.
Ha partecipato nel 1959 e nel 1999 alla VIII e XIII Quadriennale di Roma e nel 1986 alla XLII Biennale d’Arte di Venezia.
