Il fotografo di Berlino Michael Schmidt ha rappresentato lo psicodramma di una città ancora divisa, al culmine della Guerra Fredda, e lo ha fatto con l’occhio di una generazione “senza futuro” di tedeschi
Michael Schmidt Photographs 1965–2014
Il Museo Reina Sofía di Madrid presenta la prima retrospettiva del fotografo tedesco Michael Schmidt (Berlino, 1945–2014) a qualche anno dalla sua morte.
Nato a Berlino Est alla fine della Seconda guerra mondiale, Schmidt è fuggito con la sua famiglia a Berlino Ovest nel 1955.
Da autodidatta si appassiona alla fotografia e nel 1965 inizia la sua avventura di fotografo in una Berlino che qualche anno prima è stata fisicamente divisa in due con l’edificazione del Muro.
Il lavoro di Schmidt ha tracciato le impronte della società contemporanea, intrecciando istantanee del paesaggio urbano e dei suoi abitanti, in una carriera che ha attraversato cinque decenni e ha fatto di lui, con Bernd e Hilla Becher, una delle figure più influenti della fotografia del dopoguerra in Germania.
Schmidt si è avvicinato alle sue serie fotografiche prendendo in considerazione il modo in cui sarebbero state presentate.
Egli con la medesima attenzione minuziosa a tutti i particolari ha seguito sia le istallazioni per spazi espositivi che la pubblicazione di fotolibri.
Circa i contenuti delle sue serie fotografiche, una posizione particolare spetta alla sua Berlino e al suo sforzo di rappresentare, con i suoi scatti, lo psicodramma di una città ancora divisa, al culmine della Guerra Fredda, e di farlo con l’occhio di una generazione “senza futuro” di tedeschi.
Questa mostra presenta circa trecentocinquanta ritratti, paesaggi, nature morte e paesaggi urbani, esponendo, insieme a manichini di libri e materiale d’archivio, un insieme del corpo di lavoro del fotografo.