A Spoleto la mostra di uno dei padri dell’Arte Povera italiana
Rocca Albornoz di Spoleto ospita la mostra MARIO MERZ. Se la forma scompare, la sua radice è eterna, fino al 17 novembre
Fino al 17 novembre 2024 è aperta a Spoleto negli spazi della Rocca Albornoz- Museo nazionale del Ducato di Spoleto la mostra MARIO MERZ. Se la forma scompare, la sua radice è eterna.La mostra è parte della rassegna d’arte contemporanea diffusa sul territorio umbro La Sottile Linea d’Umbria, un progetto della Direzione Generale Musei del MIC, Musei Nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei nazionali Umbria e della Regione Umbria.
l Cortile d’Onore e i due saloni monumentali della fortezza accolgono alcune tra le installazioni storiche più significative dell’artista.
Tratto da una delle sue opere più iconiche, ideata per la grande retrospettiva che il Guggenheim Museum di New York dedicò all’artista nel 1989, viene presentata una selezione di installazioni e dipinti, grazie ai quali il pubblico potrà immergersi nel mondo dell’artista, costituito da segni architettonici, riflessioni sul profondo rapporto tra Poesia e Scienza, inviti alla sperimentazione di uno spazio collettivo.
Gli ambienti monumentali della Rocca di Spoleto, ancora decorati dagli affreschi antichi e dai graffiti lasciati dai detenuti che li abitarono tra il Settecento e il Novecento, accolgono i celebri igloo di Merz, in cui la forma più semplice di casa mai ideata dal genere umano diventa lo strumento per costruire zone di condivisione di idee e meditazioni sul mistero della Natura e delle relazioni.
Un cervo in alluminio svetta su un doppio igloo di metallo e fascine realizzato nel Cortile d’Onore, invito all’esplorazione di un percorso avvincente che vede alternarsi l’installazione A Mallarmé, in cui su una base di risme di giornali l’artista ha scritto al neon l’enigmatico aforisma “un coup de dés jamais n’abolira le hasard” (un lancio di dadi non abolirà mai il caso), e il dipinto di oltre dieci metri Nuvola rossa al tramonto, dove le nuvole diventano segni geometrici che aumentano di numero secondo la progressione numerica di Fibonacci.
È proprio un intervallo di questa sequenza a comparire scritta al neon sul soffitto del Salone Antonini, per diventare una delle chiavi di lettura dell’intero lavoro di Merz, profondo esploratore della Natura e delle sue leggi.