Una mostra organizzata per ricordare i cento anni dalla nascita di Mario Merz che ricorre il 1° gennaio 2025
Fondazione Merz di Torino ospita la mostra MARIO MERZ – Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola
La Fondazione, intitolata a Mario Merz, uno dei maestri indiscussi dell’Arte Povera italiana, nasce come centro d’arte contemporanea nel 2005, con l’intento di ospitare mostre, eventi, attività educative e portare avanti la ricerca e l’approfondimento dell’arte.
La Fondazione presieduta e diretta da Beatrice Merz figlia di Mario e Marisa, alterna mostre dedicate a Mario con altre di artisti nazionali e internazionali invitati a confrontarsi con lo spazio della Fondazione e con il suo contenuto, senza tuttavia dimenticare artisti giovani ed emergenti.
Dopo la mostra Mario Merz Qualcosa che toglie il peso chiusa il 6 ottobre 2024 la Fondazione presenta la seconda parte del progetto espositivo dal più ampio titolo, Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola.
A complemento della prima parte della mostra, che presentava una selezione lavori di Mario Merz tra installazioni, igloo, tavoli, tele e opere su carta, sono state aggiunte tre nuove importanti opere per esplorare l’essenza del pensiero umano attraverso leggi naturali durature.
Ispirato dalla riflessione di Merz sulla natura e sul tempo, il titolo della mostra cattura una leggerezza concettuale nel suo tema.
Il progetto espositivo prende le mosse a partire dal concetto legato alla necessità di individuare la natura profonda che si cela dietro ai modelli per arrivare alla base del pensiero umano, il quale nella sua diversità è definito sempre da leggi che sfuggono allo scorrere del tempo e alla molteplicità degli ambienti.
La frase che dà il titolo all’esposizione è stata estrapolata da uno scritto di Mario Merz e si ricollega a questa necessità di guardare alla natura e allo scorrere del tempo per poter raggiungere un senso di leggerezza concettuale, che si ritrova nel nucleo di opere presentate.
Nei lavori in mostra vi sono elementi e concetti che si ripropongono e che si legano in un percorso che, citando sempre Merz, mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola.
All’atmosfera onirica e delicata che ha pervaso fino a oggi l’ambiente espositivo irradiato dai riflessi dorati emanati dall’igloo Senza titolo (foglie d’oro), 1997, dalla cera del tavolo Quattro tavoli in forma di foglie di magnolia (1985), esposta in questa occasione per la prima volta in Europa, dalla trasparenza dei vasi di L’Horizont de lumière traverse notre vertical du jour (1995) oltre che dalle opere alle pareti già presenti in mostra, si affaccia un dominante controcanto, dovuto all’installazione di due altri igloo del 1989 e del 2002 e un imponente lavoro pittorico, Geco in casa (1983).