Mario Giacomelli è stato uno dei più importanti fotografi italiani del XX secolo e sue foto sono presenti nelle collezioni permanenti dei più grandi musei del mondo.
MARIO GIACOMELLI. TEMPO DI VIVERE
La galleria Gilda Lavia è stata fondata nel 2018 da Gilda Lavia e ha l’obiettivo di rappresentare e promuovere artisti emergenti e non, sia italiani che esteri.
Le sue linee guida si concentrano su artisti che operano una ricerca concettuale e che, attraverso le loro opere, attuano una riflessione sulla nostra società mettendo in luce gli aspetti poetici e nascosti della vita di ognuno.
Da sabato 23 ottobre e fino al 31 dicembre 2021, la Galleria Gilda Lavia ospita la mostra MARIO GIACOMELLI. TEMPO DI VIVERE, a cura di Katiuscia Biondi Giacomelli e in collaborazione con l’Archivio Mario Giacomelli.
Nato a Senigallia nel 1925 e morto nel 2000, Mario Giacomelli è stato uno dei maestri della fotografia italiani del XX secolo.
Gilda Lavia propone Sessantasei fotografie d’epoca che coprono l’intera carriera dell’artista, presentando alcune delle sue fotografie più iconiche e più datate accanto a lavori mai visti prima del periodo della maturità, gli anni ’90.
Una mostra che invita lo spettatore a scendere nel flusso creativo dell’artista e accedere alla sua visione del mondo e della fotografia.
La copiosa produzione di Mario Giacomelli è una sorta di lungo film della durata di un’intera vita e le fotografie ne sono i fotogrammi.
Un tutt’uno che è racconto, sogno, memoria, linguaggio dell’inconscio, con cui il reale si impasta.
Una fotografia pregna di vita, e della vita Giacomelli prende anche “le contraddizioni e le sbavature”.
Pezzi di mondo che respirano l’infinito e cadono nelle profondità e, come ebbe a dire l’autore stesso, “l’immagine è un prodotto di una forza interiore senza volto che esplode dentro lo spazio. Scompongo e ricompongo per significare”.
Nei continui capovolgimenti di senso, nei salti temporali, nella trasformazione della materia, messi in atto dall’artista nella sua arte alchemica, il mondo da lui fotografato si fa specchio di una dimensione più intima e più vera, depurata da ogni stereotipo e abbellimento.
E’ un mondo che si mostra con la crudezza degli oscuri e inconfessabili pensieri e insieme si fa energia così potente da straripare in pura sensualità.
Giacomelli, infatti, vive e si esprime nell’ossimoro, ama le contraddizioni, le stonature, la compresenza degli opposti.
E proprio da questo negli anni ’50 nasce il suo inimitabile rivoluzionario linguaggio fotografico, fatto di alti contrasti di bianco e nero portati agli eccessi che in un’Italia neorealista e a suo agio nei toni di grigio della composizione garbata risultò letteralmente spiazzante.