María Silvia Esteve, nelle sue opere evoca il nostro rapporto con la memoria e il nostro subconscio
La Maison Européenne de la Photographie /MEP di Parigi ospita la mostra fotografica MARÍA SILVIA ESTEVE — Cortex
La Maison Européenne de la Photographie /MEP di Parigi presenta in genere tre mostre all’anno, una dedicata all’opera di un grande artista francese o internazionale, nei piani principali della galleria, e due dedicate ad artisti emergenti nell’area Studio.
Nella seconda parte della stagione, il MEP Studio presenta la prima mostra personale in Francia della regista argentina María Silvia Esteve, la cui installazione immersiva evoca il nostro rapporto con la memoria e il nostro subconscio.
Cortex, questo il titolo della videoinstallazione che sarà offerta al pubblico il 5 dicembre 2024, evoca l’atmosfera di una foresta onirica che riecheggia la narrazione di una fiaba, alla base della ricerca per recuperare la memoria di un passato dimenticato.
Immaginata come una visione metaforica del subconscio di un individuo, l’installazione è pensata come un ingresso in un luogo sacro dove la memoria si trasforma in un organo attivo e in costante riflessione.
I diversi strati del nostro inconscio sono qui evocati da un gioco di ombre e luci che genera varie densità e texture: proiettando una foresta gradualmente inghiottita da una massa densa e rossa, la video installazione insiste su uno spazio ambiguo che emerge dal contrasto tra luce e oscurità.
Il tema del video è basato sulla storia di Mailin Gobbo che fu abusata sessualmente per 15 anni dal prete della sua scuola.
In uno spazio circolare senza distinzione spaziale o temporale, l’installazione è pensata come un luogo senza confini, evidenziato dall’utilizzo di pannelli trasparenti.