Pancrazzi e il paesaggio che si trasforma, sparisce, cambia
LUCA PANCRAZZI. Paesaggi ciclici variati
ASP ITIS, Azienda pubblica di Servizi alla Persona di Trieste, si è venuta arricchendo negli anni di una importante collezione permanente di opere d’arte anche grazie a recenti donazioni e lasciti che hanno dimostrato la capacità dell’Azienda di essere una presenza viva nel contesto della città, anche grazie all’apporto delle arti.
Questo importante settore d’attività viene seguito dal progetto AR.C.A, (Arte Contemporanea per una Comunità Attiva) che organizza esposizioni per favorire il contatto e la conoscenza della ricerca artistica più attuale.
AR.C.A. aspira a diventare un punto di riferimento culturale e un progetto pilota fra arti e cura della persona sul piano nazionale, intessendo rapporti e scambi di esperienze anche a livello europeo.
L’ultima proposta espositiva di AR.C.A e la mostra personale di Luca Pancrazzi, artista toscano nato nel 1961 che nella sua formazione può vantare esperienze di lavoro negli studi di Sol LeWitt e di Alighiero Boetti, una presenza alla Biennale di Venezia e mostre in varie Istituzioni e gallerie a livello internazionale.
Egli si esprime attraverso la pittura, il disegno, la fotografia, il video, l’installazione ambientale, la scultura.
Il tema su cui ha concentrato la sua ricerca è lo spazio metropolitano e il paesaggio visti attraverso lo sguardo dell’uomo che li riconosce e li definisce.
La mostra personale, inaugurata il 26 settembre presso l’Atrio monumentale della sede dell’ASP ITIS, presenta una quarantina di opere sul Paesaggio colto nei suoi più diversi aspetti: quello urbano delle grandi infrastrutture viarie, residenziali ed industriali, e quello naturale, compresi i lacerti del verde cittadino
La tecnica usata da Pancrazzi è particolare: egli parte da fotocopie sgranate di immagini di luoghi e ambienti in decadimento, su questi fogli vi lavora con reticolature, spray e smalti sintetici, poi applica i fogli sulla tela.
Spesso ottiene particolari effetti di lue ed ombra attraverso una rete metallica lucida e riflettente applicata sulla tela.
Il risultato è la visione di processi di decadimento fisico attraverso l’immagine di ambienti corrosi dall’azione del tempo e degli agenti atmosferici.
Il titolo della mostra, che implica i concetti di ciclicità e variazione, si riferisce alla pratica di lavoro dell’artista, fatto di stratificazioni e aggiunte, cancellazioni e rimandi, come nei dittici e nei trittici dove lo stesso soggetto si modifica in realtà diverse.
E’ la rappresentazione di un reale che si modifica continuamente nel tempo o secondo il modo diverso della nostra percezione.