Emozioni, ricordi e testimonianze di quanti hanno vissuto l’esperienza del terremoto dell’Irpinia del 1980 nelle foto di Antonietta De Lillo.
La storia in presa diretta
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli dedica una mostra fotografica a quanto il Terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 segnò anche la città e la gente anche a Napoli.
Dal 22 novembre è aperta la mostra La storia in presa diretta, un percorso attraverso testimonianze, ricordi, emozioni che, quarantuno anni fa, cambiarono la storia del territorio campano.
La mostra raccoglie oltre cento fotografie, concesse dall’archivio di marechiarofilm e scattate da Antonietta De Lillo all’indomani della scossa del 23 novembre 1980.
Un reportage sensibile di una ferita ancora aperta.
Senza mai perdere la giusta distanza dalla realtà che osserva, l’occhio di Antonietta De Lillo riesce a restituirci l’umanità che si cela dietro la cronaca.
La mostra è, così, un percorso attraverso il materiale inedito di una giovane fotogiornalista che dimostrerà la sua capacità narrativa nella trentennale carriera di autrice cinematografica, sempre in bilico tra la presa diretta della realtà e la ricerca dell’invisibile.
Napoli è la tappa iniziale del viaggio della fotoreporter: Piazza del Plebiscito, affollata da cittadini e automobili, all’indomani del sisma, riporta il visitatore nel cuore di una città vittima di sconforto e paura.
Le immagini di Via Stadera, dove avvenne il crollo più grave nell’area metropolitana, sono la premessa del percorso di indagine che condurrà l’autrice nei borghi dell’Irpinia distrutti.
Partita verso i comuni dell’entroterra colpiti dal sisma, con le sue macchine fotografiche, Antonietta De Lillo, allora ventenne, racconta i paesi ridotti in macerie, i primi soccorsi, i gruppi di ricerca, il dramma dei ritrovamenti.
Il reportage ci accompagna nelle settimane successive: gli accampamenti, le roulotte e i prefabbricati, i volontari, l’arrivo della neve.
A creare l’atmosfera un fondo sonoro, tratto dall’archivio di Rai Teche, con le voci dei telegiornali e radiogiornali dell’epoca è diffuso nelle sale che ospitano la mostra.