Al centro della mostra di Kuril Chto c’è la sedia, oggetto comune che invita a riflettere sul tema dell’ospitalità e dei valori dell’accoglienza
Kunst Depot di Venezia ospita la mostra di Kuril Chto. UNDER JOVE’S PROTECTION, aperta al pubblico fino al 17 maggio
Kunst Depot / Parrucche ai Biri è uno spazio espositivo ricavato da un ex laboratorio al piano terra di un palazzo del XVII secolo, tra la Chiesa dei Miracoli e le Fondamenta Nuove.
Nello spazio funziona anche un atelier di parrucche d’arte, molto frequentato dal popolo del Carnevale.
Restaurato nel 2022, da allora è disponibile per mostre temporanee ed eventi.
Dal 17 aprile lo spazio ospita la mostra Kuril Chto – UNDER JOVE’S PROTECTION.
L’esposizione, a cura di Valentin Diakonov, promossa dalla Bahnhof Gallery, vede protagonista l’installazione con a tema la sedia Monobloc, un oggetto di design che da tempo è oggetto di ricerca da parte di Kuril Chto.
L‘Artista nato e cresciuto a San Pietroburgo, dove nel 2012 ha fondato SAM – Street Art Museum, il primo museo al mondo dedicato alla street art – nel 2018 lascia il suo Paese e attualmente vive e lavora tra Lisbona e New York.
Kuril Chto indaga le caratteristiche della sedia, oggetto di uso comune ed estremamente diffuso su tutto il pianeta, quasi fosse un personaggio di fama universale attraverso cui conoscere il mondo e riflettere su ciò che sta accadendo.
Volendo aderire al tema della Biennale 2024 che riflette sul concetto di straniero e di spostamento, la mostra di Kuril, pur non essendo ufficialmente un evento collaterale della Biennale 2024, concorre ad arricchire la straordinaria offerta d’arte contemporanea di Venezia durante la più antica manifestazione d’arte a livello internazionale.
L’artista erige Monobloc, tipologia di sedia estremamente diffusa, leggera ed impermeabile realizzata in polipropilene, a simbolo dell’essere sempre “a casa”, in quanto oggetto ovunque presente in abitazioni, nei locali pubblici, sulle spiagge.
L’installazione della sedia Monobloc vuole essere per Kuril una riflessione su quelle figure che solitamente, nella narrazione generale del nomade e dello straniero, sono spesso assenti, attribuendo alla sedia valori come l’accoglienza, l’ospitalità e la generosità gratuita che l’artista stesso ha incontrato durante i suoi viaggi.
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