Knut Wolfgang Maron era un ribelle dell’osservazione e la sua scelta di usare la Polaroid andava contro lo spirito del tempo.Con quello strumento fu anticipatore di tanti artisti impegnati nella difesa dell’ambiente.
Knut Wolfgang Maron. Picturing landscape. SX-70 Polaroids 1978–2021
Dal 18 settembre 2021 la galleria Alfred Ehrhardt Stiftung presenta la mostra Picturing landscape. SX-70 Polaroids 1978–2021.
Nato a Bonn nel 1954 Knut Wolfgang Maron è considerato uno dei pionieri della moderna fotografia a colori e in particolare della fotografia Polaroid.
Eccezionale sostenitore della fotografia soggettiva, insieme a Otto Steinert ed Erich vom Endt, ha rappresentato e ripetutamente le ha dato nuova vita sin dai suoi studi alla Folkwangschule di Essen.
Per la sua mostra personale alla Alfred Ehrhardt Stiftung, ha selezionato diverse centinaia di immagini da un corpus totale di opere che comprende oltre 8.500 Polaroid.
La dimensione intrinsecamente politica dell’immaginario di Knut Wolfgang Maron diventa evidente sullo sfondo del cambiamento climatico.
Le questioni ecologiche hanno avuto un’influenza sulla visione della natura di Maron fin dal disastro nucleare di Chernobyl del 1986.
Secondo Maron La fotografia di paesaggi con una fotocamera Polaroid era considerata una stranezza d’avanguardia all’epoca.
Egli vedeva in questo strumento un mezzo ottimale per esprimere la dialettica di un coraggioso Nuovo Mondo e le mutevoli condizioni ambientali, specialmente dopo il mondo reale e gli impatti psicologici di Chernobyl.
Maron è consapevole di essere stato un pioniere di una generazione più giovane di fotografi che sta prestando attenzione al paesaggio, alla natura e ai cambiamenti climatici.
A differenza dei suoi contemporanei, egli non fu conquistato dalla linea americana di sviluppo dell’arte fotografica, rivolta alla street photography e ai paesaggi urbani.
Knut Wolfgang Maron non era interessato alla realtà oggettiva del reportage o della fotografia documentaria, ma a un linguaggio visivo che, in linea con la “Fotografia soggettiva” di Otto Steinert, richiede un’interpretazione soggettiva dello spettatore.
Maron era un ribelle dell’osservazione.
A quel tempo, era una violazione inimmaginabile del tabù e una tremenda provocazione contro tutti i parametri dell’arte.
Il suo uso della fotografia Polaroid andava deliberatamente contro lo spirito del tempo.
Tuttavia, ancora oggi, questo mezzo analogico esercita un forte richiamo, soprattutto con una generazione più giovane che è cresciuta con metodi di produzione digitale.