Il grande fotografo che documentò l’invasione russa a Praga nel 1968, in mostra a Roma con lo straordinario progetto fotografico dei più importanti siti archeologici del Mediterraneo
JOSEF KOUDELKA. Radici Evidenza della storia, enigma della bellezza
È un vero peccato che la straordinaria mostra del fotografo ceco Josef Koudelka non possa essere al momento visitata causa Pandemia.
Josef Koudelka, nato nel 1938 in Moravia, di formazione ingegnere aeronautico, ha iniziato ad interessarsi con continuità di fotografia nel 1961 fotografando gli zingari in Cecoslovacchia e il teatro a Praga.
Dal 1967 si è dedicato a tempo pieno alla fotografia e l’anno dopo ha realizzato il servizio fotografico che lo ha reso famoso.
Nel 1968 infatti ha documentato l’invasione sovietica di Praga, pubblicando le sue fotografie con le iniziali PP (Prague Photographer) per paura di rappresaglie.
Entrato nella più importante agenzia fotografica a livello internazionale Magnum Photos, si è dedicato, tra l’altro, ad un progetto che lo ha impegnato per trent’anni ad esplorare e ritrarre con tenacia e continuità alcuni dei più rappresentativi e importanti siti archeologici del Mediterraneo.
Ora propone questo lavoro a Roma in uno dei luoghi simbolo dell’archeologia.
Tappa unica in Italia, la mostra documenta con oltre cento spettacolari immagini questi suoi suoi straordinari viaggi fotografici alla ricerca delle radici della nostra storia.
La chiusura prevista a maggio è stata prorogata al 29 agosto e certamente entro fine agosto la mostra riaprirà al pubblico rendendo possibile a tutti i cittadini di ammirare gli straordinari scatti in bianco e nero realizzati tra Siria, Grecia, Turchia, Libano, Cipro (Nord e Sud), Israele, Giordania, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Portogallo, Spagna, Francia, Albania, Croazia e naturalmente Italia.
Essi accompagnano il visitatore in una inedita e personalissima riflessione sull’antico, sul paesaggio, sulla bellezza che “suscita e nutre il pensiero”.
Sono esposti panorami senza tempo, ricchi di anima e fascino, caratterizzati da prospettive instabili, inaspettate, ambivalenti.
Essi rappresentano il lessico visuale e la cifra stilistica propri di Koudelka che, rifuggendo la semplice illustrazione e documentazione delle rovine, sceglie di dare respiro a ciò che resta delle vestigia delle antiche civiltà del Mediterraneo.