I trattati dei padri dell’ordine dei Minimi Jean François Niceron e Emmanuel Maignan sono pietre miliari negli studi sulla prospettiva seicentesca
Al Santuario di San Francesco di Paola a Cosenza una mostra su Jean François Niceron e Emmanuel Maignan Due padri Minimi tra scienza e fede
Per iniziativa e con il coordinamento scientifico dell’Università di Architettura/IUAV di Venezia si è aperta il 7 ottobre la prima fase della mostra Jean François Niceron e Emmanuel Maignan. Due padri Minimi, tra scienza e fede.
La mostra, a cura di Alessio Bortot, Agostino De Rosa & Imago rerum, affronta, per la prima volta in ambito scientifico mondiale, l’opera prospettica ed artistica dei Padri Minimi Jean François Niceron (1613-1646) e Emmanuel Maignan (1601-1676).
La vita di entrambi si espresse in un arco temporale relativamente breve – la prima metà del XVII secolo.
Quel tempo è stato denso di eventi politici e culturali, riflessi in opere che si offrono oggi agli occhi dei contemporanei come straordinarie sciarade, in bilico tra rigore matematico e gusto per il meraviglioso.
I padri Minimi furono autori di trattati divenuti pietre miliari negli studi sulla prospettiva seicentesca:
Niceron con La perspective curieuse (Parigi 1638) e il Thaumaturgus opticus (Parigi 1646, edito postumo);
Maignan con Perspectiva horaria, libri IV (Roma 1648).
Entrambi svilupparono sin da giovanissimi un loro mondo espressivo che si tradusse in opere dai forti connotati decettivi: anamorfosi catottriche, giochi rifrattivi e dipinti murari accelerati prospetticamente.
Le biografie dei due frati Minimi delineano vite, sospese tra Francia e Italia, impegnate sia nei dibattiti che si svilupparono nei più̀ importanti circoli culturali e scientifici dei due paesi, che nelle incombenze teologiche e religiose previste dal loro Ordine religioso.
Niceron e Maignan furono affascinati per tutta la loro esistenza dall’idea che nella natura si nascondesse un codice segreto divino di cui la matematica, e in primis l’ottica, potevano farsi interpreti.
Cercarono quindi di elaborare un lessico espressivo che attraverso la magia artificiale ne riproducesse la segreta natura configurativa delle leggi.
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