Isabel Muñoz inaugura il nuovo Centre de la photographie di Mougins con una galleria di opere che invitano a riflettere su ciò che cambia e ciò che non dovrebbe cambiare nel Mondo.
Isabel Muñoz : 1001 con una mostra di ritratti
Il Centre de la Photographie de Mougins, borgo sulle alture di Cannes dove Picasso visse gli ultimi anni di vita, ha aperto il 3 luglio le sue porte al pubblico con una mostra della fotografa spagnola Isabel Muñoz.
Nata a Barcellona nel 1951, Isabel Muñoz vive e lavora a Madrid dal 1970.
Riconosciuta a livello internazionale, si distingue per l’uso di formati extra-large e per le sue stampe in platino.
La mostra rappresenta, in qualche modo, la missione del Centro che è di «sostenere la creazione e le sperimentazioni degli artisti, francesi o stranieri, emergenti o affermati».
Sostegno da realizzare mantenendo un legame con il reale, attraverso scelte di temi attuali forti e rispettando i criteri di parità.
La nuova istituzione occupa i locali di un ex presbiterio, restaurato dal Griesmar Architectes e dall’atelier Gabrielli Architecture.
La direzione è affidata a Yasmine Chemali, ex responsabile delle collezioni d’arte moderna del Museo Sursock di Beirut, e a François Cheval, cofondatore del Lianzhou Museum of Photography, primo museo pubblico in Cina dedicato alla fotografia.
Oltre agli spazi espositivi, il centro comprende una residenza per artisti e un centro di documentazione.
L’inaugurazione ufficiale del centro, con la prima mostra della fotografa spagnola in Francia dopo oltre vent’anni, presenta 38 stampe e quattro video, frutto di diversi viaggi fatti da Muñoz in Giappone tra il 2017 e il 2020, la maggior parte dei quali inediti.
Le fotografie di Isabel Muñoz ci offrono molteplici ritratti che, tutti, conservano la traccia di un radicamento in una cultura giapponese alternativa, tra rispetto e superamento della tradizione.
In una sorprendente galleria di personaggi, vediamo i ballerini butō, questo movimento di trasgressione della danza in reazione al militarismo e ad Hiroshima.
Diverse generazioni di danzatrici riprese da Isabel Muñoz esprimono la vicinanza tra sofferenza, bellezza e morte.
Ci sono poi gli inquietanti nudi di yakuza, con scene di shibari, espressione di esotismo giapponese che avvicina a una verità immutabile.
Con le sue immagini la fotografa cerca di rispondere alle domande:
Cosa non cambia?
Cosa non deve cambiare nella diversità umana?