Gilberto Zorio è uno dei protagonisti più in vista del principale movimento artistico italiano del Secondo Dopoguerra
Galleria Tucci Russo di Torino propone una mostra su GILBERTO ZORIO, esponente dell’Arte Povera, fino al 1 febbraio 2025
Fondata nel 1975 a Torino, la Galleria Tucci Russo ha sin da allora rappresentato numerosi artisti appartenenti al gruppo dell’Arte Povera e ad una situazione internazionale della medesima generazione.
La Galleria Tucci Russo ha due sedi: a Torre Pellice, una cittadina vicino Torino dove occupa circa 1.200 m2 di spazio espositivo in un’affascinante ex manifattura tessile, e nella zona centrale di Torino in un palazzo storico della città.
Dal 18 settembre 2024 Tucci Russo presenta nella sede di Torino una mostra personale di Gilberto Zorio.
Gilberto Zorio è nato nel 1944 ad Andorno Micca, Biella.
E’ scultore che vive e lavora a Torino.
Protagonista del movimento formatosi a metà degli anni Sessanta in Italia, denominato “Arte Povera”, Gilberto Zorio dal ‘67 ad oggi oltre alle mostre in gallerie private ha esposto in numerose mostre personali allestite presso importanti musei e spazi espositivi pubblici in Italia e nel mondo.
Il valore e il riconoscimento del suo lavoro lo hanno tra l’altro portato a partecipare a ben cinque edizioni della Biennale di Venezia e a Documenta di Kassel, le due più importanti manifestazioni d’arte contemporanea a livello internazionale, oltre a Musei come il Centro Pompidou di Parigi, e ancora a Ginevra, Stoccarda, Nizza, New York, per citarne solo alcuni.
Dal catalogo di una mostra curata nel 2009 dal teorico del Movimento, Germano Celant, emerge un profilo essenziale dell’artista Zorio:
Gilberto Zorio non crede in un’affermazione dominante della sua scultura, ma in una magnificenza sorprendente e incommensurabile.
Siccome crede nell’energia, non è interessato a bloccarla, ma a farla sorgere ovunque in maniera diversa.
Le sue esplorazioni ambientali continuano dal 1969, sfruttando il dialogo tra luminoso e oscuro, visibile e invisibile, spento e incandescente, che l’artista utilizza per evocare i limiti e i confini del suo territorio plastico: la stanza.