Le figure sospese nelle tele di Casati dialogano con lo spettatore in un delicato equilibrio che trascende la concezione di tempo
FRANCESCO CASATI L’animale più silenzioso del mondo – Mostra Roma
ROMA – Francesca Antonini Arte Contemporanea Via Capo le Case, 4
Dal 31/05 al 23/09/2023
Si è inaugurata a Milano il 31 maggio, presso la galleria di Francesca Antonini, la mostra personale di Francesco Casati (Verona,1990) dal titolo L’animale più silenzioso del mondo.
L’artista, che vive e lavora a Venezia, ha sviluppato la sua ricerca partendo sempre da elementi intrisi di aria e di luce, con le sue figure sospese che trovano origine in pensieri e ragionamenti scaturiti dall’ascolto e dall’osservazione di aspetti sociali, rielaborati a mente fredda di fronte ad un taccuino o a una tela ancora nuda.
Una prima fase del processo di auto-interrogazione parte da bozzetti e disegni, un linguaggio che l’artista conosce bene e con cui ha meno timore di parlare.
Casati riversa su diari elaborazioni intime, alle volte guidate dall’esigenza di impiegare un colore in particolare.
Colore che passa poi oltre al disegno, prende forma sulla tela, si trasforma in un pattern accennato ma presente, che ora nasce e si completa senza l’ausilio di immagini di referenza, ora si sviluppa su reminiscenze visive legate al passato e alla memoria personale.
Non si tratta di una ricerca come unico punto di partenza, ma piuttosto si cela l’intento di rendere un’impressione tattile, dare l’opportunità di toccare qualcosa solo guardandolo.
Talvolta un disegno diventa un disegno e poi un altro ancora, fino a raggiungere un senso compiuto, a sé stante o come punto di partenza per le sue tele, che ultimamente stanno diventando sempre più grandi: una sfida auto-imposta, nel tentativo di uscire dalla propria zona di comfort.
Pur trattandosi di lavori ispirati da temi sociali, che Casati vive, sente, discute, legge, che si depositano e riemergono durante l’atto del disegno, non lo manifestano chiaramente.
Nelle sue opere l’animale e l’umano si fondono in una maschera, un tramite: essi svolgono un’azione indipendentemente dal fatto che siano privi o carichi di sentimenti.
La simbologia entra in scena non con fermezza, per imporre una risposta, ma anzi per suscitare più domande e per invitarci a partecipare al dialogo.
Ciò che caratterizza però tutte le sue figure è l’incertezza, veicolata dall’assenza di basi solide su cui esse poggiano.
Galleggiano per non affermare ma piuttosto per mostrare un quesito, lasciare possibilità.
Forniscono dei temi, delle situazioni, delle frecce lanciate.
Permettono il tempo, all’artista come allo spettatore, per rielaborare.
È una responsabilità che si assumono i soggetti presenti e, tramite di essi, l’artista: è indispensabile non avere troppe certezze per non chiudere troppe porte, ma lasciarle socchiuse.
Osservare le sue opere è come assistere ad una rappresentazione teatrale, tutta speciale, ove le maschere-soggetti sospese nel tempo-spazio di Casati si incontrano con pubblico comunicando attraverso il silenzio.