Franca Faccin rende omaggio al giro d’Italia per la tappa ad Oderzo, con le sue famose coloratissime biciclette
FACCIN – IL GIRO A COLORI – Mostra Oderzo
ODERZO (Treviso) – Palazzo Foscolo Via Garibaldi 65
Dal 23/04 al 18/06/2023
Il 25 maggio 2023 il giro d’Italia fa tappa a Oderzo e in omaggio all’evento la Fondazione Oderzo Cultura, presieduta da Maria Teresa de Gregorio, presenta nei locali dedicati agli eventi temporanei di Palazzo Foscolo, sede della prestigiosa Pinacoteca Alberto Martini, la mostra FACCIN – IL GIRO A COLORI a cura di Fabrizio Malachin, che sarà inaugurata il 23 aprile 2023.
Franca Faccin nasce a Vicenza nel 1948; giovanissima e incoraggiata dal padre e dagli zii, amanti dell’arte, si interessa alla pittura.
Nel 1963 frequenta il liceo artistico a Venezia sotto la guida del maestro Armando Pizzinato.
Nel 1968, non ancora ventenne, partecipa alla II Mostra d’Arte Figurativa “Rassegna antologica artisti vicentini del primo novecento”, presentata dallo scrittore/editore Neri Pozza.
Dopo il matrimonio si è trasferita nel 1970 a Oderzo, ove tuttora vive e lavora.
La sua pittura è caratterizzata da forti scelte cromatiche, forse ispirate dai frequenti viaggi in Sicilia.
Nelle sue opere dominano infatti i colori accesi come il giallo dei paesaggi e il rosso dei mangiatori d’anguria.
Intorno agli anni Ottanta si impegna nel sociale, svolgendo attività didattica presso alcune scuole del trevigiano, tenendo in particolare lezioni di “colore-musica” ai bambini delle elementari.
Questo non la distoglie dal suo lavoro di ricerca del segno e di nuove combinazioni cromatiche sempre più raffinate.
Verso la fine degli anni 80 compare la famosa Bicicletta, che grazie alle diverse interpretazioni e sperimentazioni sempre nuove, diviene elemento presente e costante nella sua pittura.
L’artista ricorda: Ero una giovane mamma racconta la pittrice spesso mi trasferivo con i miei bambini e la scatola dei colori nel giardino di Primo De Bianchi in via Luzzatti. I bambini giocavano ed io potevo sbrigliare la fantasia. Un giorno vidi Primo che rovesciava una bicicletta. Doveva riparare la ruota, la gomma era forata. Fu come un lampo: cominciai a ritrarla così capovolta e da allora non ho più smesso.
Da allora il suo percorso si fa sempre più scarno ed essenziale distaccato ormai dal figurativo con un segno che cela forte tensione emotiva tesa alla realizzazione di un personale linguaggio in grado di descrivere le sensazioni che di giorno in giorno sono presenti nel suo animo.
La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo del Ciclismo Alto Livenza di Portobuffolè e l’l’Associazione Pedale opitergino.