A Brescia una mostra che offre una possibile chiave di lettura per comprendere le sfumature della ricerca che ha condotto Mari nel campo dell’Arte Programmata.
Enzo Mari
Massimo Minini ha aperto la sua galleria a Brescia nel 1973.
Nei suoi primi anni di attività la galleria si è occupata principalmente di Arte Concettuale, Arte Povera e Minimal Art per poi allargare gli orizzonti alle opere di giovani artisti italiani e stranieri.
Oggi la galleria può vantare di aver presentato nei suoi spazi alcuni dei più affermati artisti contemporanei.
Dal 7 maggio la galleria ospita una mostra personale di Enzo Mari, poliedrico artista recentemente scomparso.
Enzo Mari (Novara, 27 aprile 1932 – Milano, 19 ottobre 2020) è stato tante cose per cui pare difficile definirlo: egli è stato infatti un artista, un designer industriale, un architetto, un grafico, ma anche un teorico, un pedagogo, un intellettuale, un comunicatore, forse un filosofo, un utopista: una personalità complessa e sfaccettata.
La radice della sua metodologia progettuale, che caratterizza il processo di tutti gli studi da lui poi condotti, ha origine nella sua ricerca iniziale nel campo delle arti visive, ovvero la ricerca sull’ambiguità percettiva dello spazio tridimensionale.
Questa ambiguità era al centro della ricerca che intraprese nei primi anni ’50 , quando era ancora studente di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Un metodo scientifico fatto di tesi, costruzione di strumenti e strumenti, confronto di modelli e trascrizione dei risultati derivanti dalle sue osservazioni.
Lo scopo della mostra alla galleria Minini è quello di fornire al pubblico la chiave per comprendere le sfumature della ricerca che ha condotto Mari nel campo dell’Arte Programmata, e le radici del metodo che caratterizza il processo di ricerca successivo condotto da Enzo Mari.
Lo stesso Mari indica la strada quando riflette sul fatto che La percezione dello spazio tridimensionale (nel senso di ambiente) è una delle più ambigue poiché la sua comprensione può essere raggiunta solo dalle complesse interrelazioni dei vari messaggi ricevuti attraverso i nostri diversi sensi.
Sono queste le premesse che hanno condotto l’autore verso diversi tipi di ricerca, tutti sperimentati ed esemplificati attraverso la realizzazione di disegni, studi e modelli.
Confrontando e contrapponendo i singoli modelli, Mari ha sviluppato un metodo che ha portato all’Arte Programmata.
La visione delle opere in mostra fino al 30 luglio da Minini permette di andare oltre nella conoscenza e comprensione del ricco mondo di ricerca e realizzazione di Enzo Mari.