Artista italiano del Novecento, Emilio Tadini ha sviluppato la sua ricerca sentendo l’influenza di De Chirico

Gracis Modern and Contemporary Art di Milano ospita la mostra EMILIO TADINI. Tra archeologia e metafisica, fino al 9 luglio

Fino al 9 luglio 2024 la galleria Gracis di Milano presenta la mostra Tra archeologia e Metafisica dell’artista milanese Emilio Tadini (Milano 1927-2002).

Artista e scrittore poliedrico, Tadini ha indagato nell’arco della sua carriera una molteplicità̀ di tematiche, riunite solitamente in cicli, nella costante volontà̀ di narrare la realtà̀ a lui contemporanea.

Il progetto di mostra si concentra sul ciclo di opere raggruppate sotto il titolo di Archeologia e Metafisica realizzate da Tadini nei primissimi anni ’70.

 In esse emerge la fascinazione dell’artista per le atmosfere metafisiche e per l’opera del maestro di Volos, Giorgio de Chirico.

 Le sue visioni oniriche abbracciano il senso profondo del lavoro dechirichiano, portando alle estreme conseguenze il discorso intrapreso con la Vita di Voltaire, ciclo oggetto di una mostra alla Fondazione Marconi nel 2019.

La metafisica è la via che Tadini segue per tracciare il suo percorso artistico, ed è lo strumento mediante il quale supera il dualismo tra realismo socialista/arte informale.

Egli approda, così, a una nuova forma espressiva che gli consente di occuparsi della figura umana, in un momento in cui essa viene estromessa dal lavoro degli artisti.

Tadini esordisce in campo artistico con una pittura fiabesca, di chiara matrice surrealista, e la sintesi che egli attua allo scadere degli anni ‘60 avviene proprio grazie all’adozione della chiave di lettura metafisica: la materia pittorica si alleggerisce, le immagini risultano meno affollate, i fondi si fanno chiari e spesso monocromi, suggerendo uno spazio più̀ ideale che realistico.

Il suo legame con De Chirico è continuo come ad esempio le maschere tribali di De Chirico che hanno ispirato le opere di Tadini e che lo circondavano nel suo studio di Milano presenti in mostra per gentile prestito della Casa Museo Spazio Tadini.