Serodine e i caravaggeschi alla Pinacoteca Züst

Giovanni Serodine (Ascona o Roma, 1594/1600 – Roma, 1630), vanto del Ticino e di Roma nel primo terzo del Seicento, è universalmente noto quale uno dei più rilevanti interpreti della tendenza naturalistica di tutto il secolo.
Pittore ignorato dai suoi contemporanei, viene riscoperto e rivalutato dalla critica del Novecento che, cogliendo la straordinaria qualità del suo lavoro, gli assegna finalmente il giusto posto nella costellazione dei più importanti pittori della storia dell’arte in Italia. Wilhelm Suida, lasciandosi ispirare dalla sua breve vita – morì poco più che trentenne -, lo paragona ad una luminosa meteora improvvisamente apparsa e troppo presto spentasi. Si deve però soprattutto al più grande storico dell’arte italiano del secolo passato, Roberto Longhi, il merito di averlo valorizzato come uno dei massimi rappresentanti del movimento caravaggesco definendolo “non soltanto il più forte pittore del Canton Ticino, ma uno dei maggiori di tutto il Seicento italiano” e innalzandolo al livello di Rembrandt e Soutine nella memorabile descrizione del San Pietro in carcere, di proprietà della Pinacoteca Züst di Rancate. Ed è proprio quest’ultima a proporre la prima mostra su Serodine del nuovo millennio. Con il titolo SERODINE e brezza caravaggesca sulla “Regione dei laghi”, l’istituzione ticinese, riconosciuta per la qualità e la profondità delle sue imprese espositive, ha messo in programma per il prossimo autunno-inverno (14 ottobre 2012 – 13 gennaio 2013) un’attenta retrospettiva dell’artista, affiancata da dipinti di suoi compagni di avventura figurativa, così da mostrare al pubblico come il fenomeno che oggi per semplificazione viene definito come ‘naturalismo’ avesse preso piede nelle terre prealpine più di quanto generalmente sino ad ora sospettato.

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A Palazzo Ducale di Genova, YVES KLEIN

Il judo e il teatro sono gli elementi dell’opera di Klein su cui hanno puntato l’attenzione i curatori di questa mostra evento che si apre a Genova a Palazzo Ducale il 6 giugno 2012 , giorno in cui ricorrono i 50 anni dalla morte di Yves Klein. Yves Klein affascinato dalla sensualità del corpo e dal suo movimento lo mette in scena di ritorno dal suo viaggio di studio in Giappone. Dopo aver sorpreso, incantato e scandalizzato l’Europa e l’America con opere d’arte realizzate come performance teatrali, giunge al concetto di superamento dell’arte. Ad affrontare questa, ancora poco indagata, “vita sul tatami” di Yves Klein: Sergio Maifredi, uomo di teatro e cintura nera di judo; Bruno Corà, critico d’arte che ha raccontato l’artista nelle più importanti esposizioni a lui dedicate in Europa; gli Archivi Klein a Parigi. “Per chi, come me, è stato accompagnato dal Judo per tutta la vita, – scrive Sergio Maifredi – è impossibile non leggere in trasparenza tra le righe di Klein gli insegnamenti ricevuti in ore e ore di esercizio in judogi; per chi, come me, di teatro vive è una luminosa scoperta la genialità dello spazio scenico intuito da Klein.
Il Judo e il Teatro si intrecciano. Jigoro Kano, il creatore del Judo, nel racchiudere i suoi insegnamenti nei paradigmi dei Kata, usa i codici del Teatro No. Ogni Kata porta in scena un principio del Judo, lo rappresenta.
Il Judo e il Teatro sono fatti di contatto fisico. Di corpi che si toccano, si sfiorano si intrecciano. Di odori, di carne.

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A Palazzo Ducale di Genova, YVES KLEIN

Il judo e il teatro sono gli elementi dell’opera di Klein su cui hanno puntato l’attenzione i curatori di questa mostra evento che si apre a Genova a Palazzo Ducale il 6 giugno 2012 , giorno in cui ricorrono i 50 anni dalla morte di Yves Klein. Yves Klein affascinato dalla sensualità del corpo e dal suo movimento lo mette in scena di ritorno dal suo viaggio di studio in Giappone. Dopo aver sorpreso, incantato e scandalizzato l’Europa e l’America con opere d’arte realizzate come performance teatrali, giunge al concetto di superamento dell’arte. Ad affrontare questa, ancora poco indagata, “vita sul tatami” di Yves Klein: Sergio Maifredi, uomo di teatro e cintura nera di judo; Bruno Corà, critico d’arte che ha raccontato l’artista nelle più importanti esposizioni a lui dedicate in Europa; gli Archivi Klein a Parigi. “Per chi, come me, è stato accompagnato dal Judo per tutta la vita, – scrive Sergio Maifredi – è impossibile non leggere in trasparenza tra le righe di Klein gli insegnamenti ricevuti in ore e ore di esercizio in judogi; per chi, come me, di teatro vive è una luminosa scoperta la genialità dello spazio scenico intuito da Klein.
Il Judo e il Teatro si intrecciano. Jigoro Kano, il creatore del Judo, nel racchiudere i suoi insegnamenti nei paradigmi dei Kata, usa i codici del Teatro No. Ogni Kata porta in scena un principio del Judo, lo rappresenta.
Il Judo e il Teatro sono fatti di contatto fisico. Di corpi che si toccano, si sfiorano si intrecciano. Di odori, di carne.

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A Brescia, in mostra le nuove scoperte dell’Età del rame

Al Diocesano di Brescia rivivrà l’età del Rame (3400 – 2200 a.C.). Fu un millennio fondamentale per l’umanità: “nascono” l’aratro, la ruota, l’aggiogamento degli animali per la trazione, il carro a quattro ruote, lo sviluppo della metallurgia del rame, spesso in lega con l’arsenico, l’agricoltura e l’allevamento, attività che favoriscono nuovi assetti economici e sociali. Questa è la mostra che esperti ed appassionati attendevano da anni, dato che dell’Eta del rame si sa molto; ma moltissimo resta ancora da scoprire e da definire. Così la mostra di Brescia sarà l’occasione per fare il punto di tutte le nuove scoperte in Italia settentrionale, ambito fondamentale per questa civiltà.
A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da Raffaele .C. De Marinis. La scelta di Brescia a sede dell’attesissima esposizione non è casuale: e’ proprio nel bresciano, infatti che sono tornate alla luce le testimonianze più rilevanti di insediamenti dell’età del rame in Italia. La necropoli di Remedello Sotto, in provincia di Brescia, dopo 128 anni dalla sua scoperta costituisce ancora la documentazione principale per la ricostruzione dell’età del Rame in area padana. Ma nuove scoperte sono documentate a Volongo in provincia di Brescia, Fontanella Mantovana, Cumarola e Spilamberto in provincia di Modena, Bologna, Forlì e Cesena e in altre località della pianura padana e dei primi contrafforti che la circondano. Si tratta di necropoli, talvolta molto ricche di manufatti.

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A Brescia, in mostra le nuove scoperte dell’Età del rame

Al Diocesano di Brescia rivivrà l’età del Rame (3400 – 2200 a.C.). Fu un millennio fondamentale per l’umanità: “nascono” l’aratro, la ruota, l’aggiogamento degli animali per la trazione, il carro a quattro ruote, lo sviluppo della metallurgia del rame, spesso in lega con l’arsenico, l’agricoltura e l’allevamento, attività che favoriscono nuovi assetti economici e sociali. Questa è la mostra che esperti ed appassionati attendevano da anni, dato che dell’Eta del rame si sa molto; ma moltissimo resta ancora da scoprire e da definire. Così la mostra di Brescia sarà l’occasione per fare il punto di tutte le nuove scoperte in Italia settentrionale, ambito fondamentale per questa civiltà.
A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da Raffaele .C. De Marinis. La scelta di Brescia a sede dell’attesissima esposizione non è casuale: e’ proprio nel bresciano, infatti che sono tornate alla luce le testimonianze più rilevanti di insediamenti dell’età del rame in Italia. La necropoli di Remedello Sotto, in provincia di Brescia, dopo 128 anni dalla sua scoperta costituisce ancora la documentazione principale per la ricostruzione dell’età del Rame in area padana. Ma nuove scoperte sono documentate a Volongo in provincia di Brescia, Fontanella Mantovana, Cumarola e Spilamberto in provincia di Modena, Bologna, Forlì e Cesena e in altre località della pianura padana e dei primi contrafforti che la circondano. Si tratta di necropoli, talvolta molto ricche di manufatti.

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20mila prenotazioni per “Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure”

20 mila prenotati nei primi trenta giorni per Vicenza,  un dato così non si vedeva dal 2005 – Sono passati esattamente 30 giorni dall’apertura delle prenotazioni per la mostra “Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure”, che prenderà il via il 6 ottobre nella restaurata Basilica Palladiana di Vicenza. In questi primi 30 giorni, sono già state 20.000 le prenotazioni registrate dal call center di Linea d’ombra. Una effervescenza così immediata e di queste straordinarie proporzioni, al servizio prenotazioni della società di Marco Goldin non la si era respirata nemmeno lo scorso anno, in vista della mostra “Van Gogh e il viaggio di Gauguin” a Genova, chiusasi da poche settimane con quasi 350.000 visitatori e risultata la più vista della stagione in Italia. Bisogna tornare ai tempi delle mostre bresciane nel Museo di Santa Giulia, e prima ancora a quelle di Casa dei Carraresi a Treviso, nel decennio scorso, per incontrare nel primo mese di apertura delle prenotazioni numeri simili. E sono eccezionalmente già quasi 60 le province italiane che hanno prenotato biglietti per l’esposizione in Basilica Palladiana, con Vicenza, Milano, Genova, Mantova e Torino ai primi cinque posti.
Goldin, come sempre, evita i toni celebrativi nel comunicare questo primo, concretissimo risultato. Si limita a sottolineare come il ritorno di grandi mostre targate Linea d’ombra in Veneto sia evidentemente apprezzato dal pubblico. E come fosse atteso da tempo. Sul risultato finale tralascia però qualsiasi previsione, dato che in questi anni è letteralmente “cambiato il mondo delle mostre e, più in generale, l’economia e la gestione del tempo libero delle persone”.

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20mila prenotazioni per “Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure”

20 mila prenotati nei primi trenta giorni per Vicenza,  un dato così non si vedeva dal 2005 – Sono passati esattamente 30 giorni dall’apertura delle prenotazioni per la mostra “Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure”, che prenderà il via il 6 ottobre nella restaurata Basilica Palladiana di Vicenza. In questi primi 30 giorni, sono già state 20.000 le prenotazioni registrate dal call center di Linea d’ombra. Una effervescenza così immediata e di queste straordinarie proporzioni, al servizio prenotazioni della società di Marco Goldin non la si era respirata nemmeno lo scorso anno, in vista della mostra “Van Gogh e il viaggio di Gauguin” a Genova, chiusasi da poche settimane con quasi 350.000 visitatori e risultata la più vista della stagione in Italia. Bisogna tornare ai tempi delle mostre bresciane nel Museo di Santa Giulia, e prima ancora a quelle di Casa dei Carraresi a Treviso, nel decennio scorso, per incontrare nel primo mese di apertura delle prenotazioni numeri simili. E sono eccezionalmente già quasi 60 le province italiane che hanno prenotato biglietti per l’esposizione in Basilica Palladiana, con Vicenza, Milano, Genova, Mantova e Torino ai primi cinque posti.
Goldin, come sempre, evita i toni celebrativi nel comunicare questo primo, concretissimo risultato. Si limita a sottolineare come il ritorno di grandi mostre targate Linea d’ombra in Veneto sia evidentemente apprezzato dal pubblico. E come fosse atteso da tempo. Sul risultato finale tralascia però qualsiasi previsione, dato che in questi anni è letteralmente “cambiato il mondo delle mostre e, più in generale, l’economia e la gestione del tempo libero delle persone”.

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Chiusura anticipata della mostra Sorolla a Ferrara

COMUNICATO STAMPA
Le nuove scosse di terremoto che hanno colpito l’Emilia il 29 maggio hanno indotto l’Amministrazione Comunale di Ferrara e Ferrara Arte a chiudere anticipatamente la mostra a Palazzo dei Diamanti, Sorolla. Giardini di luce.
È stata una scelta difficile, motivata innanzitutto dall’entità del fenomeno sismico. Per poter riaprire al pubblico la sede espositiva, sarebbe infatti indispensabile avviare una nuova istruttoria di verifica di agibilità dell’edificio storico, onde poter garantire la sicurezza dei visitatori, del personale in servizio, oltre che delle opere ivi allestite. La durata di tale processo, dall’esito incerto, non è prevedibile nella situazione attuale. A questo si aggiungono le legittime preoccupazioni dei responsabili dei musei e dei collezionisti privati che hanno generosamente prestato a Ferrara opere di grande valore e che, allarmati dalle notizie drammatiche diffuse dalla stampa internazionale, chiedono il rientro anticipato delle opere.

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Chiusura anticipata della mostra Sorolla a Ferrara

COMUNICATO STAMPA
Le nuove scosse di terremoto che hanno colpito l’Emilia il 29 maggio hanno indotto l’Amministrazione Comunale di Ferrara e Ferrara Arte a chiudere anticipatamente la mostra a Palazzo dei Diamanti, Sorolla. Giardini di luce.
È stata una scelta difficile, motivata innanzitutto dall’entità del fenomeno sismico. Per poter riaprire al pubblico la sede espositiva, sarebbe infatti indispensabile avviare una nuova istruttoria di verifica di agibilità dell’edificio storico, onde poter garantire la sicurezza dei visitatori, del personale in servizio, oltre che delle opere ivi allestite. La durata di tale processo, dall’esito incerto, non è prevedibile nella situazione attuale. A questo si aggiungono le legittime preoccupazioni dei responsabili dei musei e dei collezionisti privati che hanno generosamente prestato a Ferrara opere di grande valore e che, allarmati dalle notizie drammatiche diffuse dalla stampa internazionale, chiedono il rientro anticipato delle opere.

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Al complesso del Vittoriano in mostra Salvador Dalì

Il Complesso del Vittoriano ospita  una grande mostra  dedicata a Salvador Dalì, uno degli artisti più celebri di tutti i tempi.
L’esposizione è arricchita da dipinti ad olio, disegni, documenti, fotografie, oggetti,filmati, che raccontano la grandezza e la genialità poliedrica  e surrealistica dell’artista spagnolo. La sua arte è stata perennemente influenzata dalla sua passione per i maestri del Rinascimento.
 Il talento artistico di Dalí ha trovato espressione in svariati ambiti, tra cui il cinema, la scultura e la fotografia, e lo ha portato a collaborare con artisti di ogni tipo. 
La mostra organizzata in collaborazione con la Fondazione Gala-Salvador Dalì, propone le diverse sfaccettature di artista: pittore, disegnatore, scrittore, fumettista, orafo, cineasta e scenografo .Notevoli le sue collaborazioni artistiche con Fellini,Visconti, Anna Magnani e tanti altri.  
Il percorso espositivo della mostra parte dalla sezione introduttiva che mostra al visitatore tramite dei brevi filmati dell’epoca il  Dalí uomo. Infatti la sua voce e la sua faccia, le sue performance ironiche e divertenti, appaiono attraverso degli schermi che ad intermittenza si accendono per coinvolgere lo spettatore in uno straordinario e surrealista viaggio nel campo dell’arte. Inoltre è possibile ammirare numerosi scatti che il grande fotografo russo-americano Philippe Halsman ha dedicato al pittore spagnolo.

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Al complesso del Vittoriano in mostra Salvador Dalì

Il Complesso del Vittoriano ospita  una grande mostra  dedicata a Salvador Dalì, uno degli artisti più celebri di tutti i tempi.
L’esposizione è arricchita da dipinti ad olio, disegni, documenti, fotografie, oggetti,filmati, che raccontano la grandezza e la genialità poliedrica  e surrealistica dell’artista spagnolo. La sua arte è stata perennemente influenzata dalla sua passione per i maestri del Rinascimento.
 Il talento artistico di Dalí ha trovato espressione in svariati ambiti, tra cui il cinema, la scultura e la fotografia, e lo ha portato a collaborare con artisti di ogni tipo. 
La mostra organizzata in collaborazione con la Fondazione Gala-Salvador Dalì, propone le diverse sfaccettature di artista: pittore, disegnatore, scrittore, fumettista, orafo, cineasta e scenografo .Notevoli le sue collaborazioni artistiche con Fellini,Visconti, Anna Magnani e tanti altri.  
Il percorso espositivo della mostra parte dalla sezione introduttiva che mostra al visitatore tramite dei brevi filmati dell’epoca il  Dalí uomo. Infatti la sua voce e la sua faccia, le sue performance ironiche e divertenti, appaiono attraverso degli schermi che ad intermittenza si accendono per coinvolgere lo spettatore in uno straordinario e surrealista viaggio nel campo dell’arte. Inoltre è possibile ammirare numerosi scatti che il grande fotografo russo-americano Philippe Halsman ha dedicato al pittore spagnolo.

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Velasco Vitali. Foresta Rossa

S’intitola FORESTA ROSSA l’intervento artistico che Velasco Vitali realizzerà dal 2 giugno al 21 ottobre 2012 presso l’Isola Madre (sul Lago Maggiore) e a Verbania, in Piazza Garibaldi e nei giardini del Grand Hotel Majestic: si tratta del momento conclusivo di un percorso iniziato con Sbarco (a Pietrasanta) e Sbarco a Milano (2010). Foresta Rossa è un punto d’approdo ideale (e per questo forse impossibile) di quella tematica della clandestinità e della precarietà affrontate negli interventi precedenti. Il giardino botanico dell’Isola Madre è trasformato in un paesaggio sospeso, come la giostra collocata attorno al monumentale cipresso del Cashmire, fulcro dell’installazione e punto nodale della visita. Ogni opera del progetto artistico sull’Isola Madre rappresenta un capitolo narrativo in cui l’invenzione surreale del sogno va a identificarsi con una visione forzatamente reale evidenziata dalla relazione fra le opere, collocate nel giardino in stretto rapporto con la natura. La bellezza naturalistica, la perfezione botanica e la cura quasi geometrica del luogo entrano in stretto rapporto di significato con le opere, quasi fossero state modellate per accoglierle.

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