Approda a Mantova, allestita nelle Fruttiere della dimora gonzaghesca, la mostra Pier Luigi Nervi Architettura come Sfida, prima grande retrospettiva internazionale dedicata al più noto ingegnere italiano del ‘900. Frutto di un vasto progetto di ricerca, il complesso percorso attraverso l’opera di Nervi è scandito da dodici progetti-icona e si arricchisce di nuovi, in parte inediti, contenuti nella tappa mantovana, sottotitolata L’Industria e la Fabbrica Sospesa. Perché Nervi a Mantova? “Perché qui – afferma Angelo Crespi, presidente del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te – Pier Luigi Nervi ha lasciato una delle sue opere più complesse e ardite dal punto di vista tecnico e architettonico, la Cartiera Burgo, la Fabbrica sospesa, appunto”. La mostra – che gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano e del Patrocinio di altre numerose istituzioni nazionali e internazionali – è un progetto espositivo itinerante che nasce dalla cooperazione tra l’Associazione Pier Luigi Nervi Research and Knowledge Management Project con sede a Bruxelles e il Civa (Centre International pour la Ville, l’Architecture et le Paysage) di Bruxelles, in cooperazione con il MAXXI/Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo e con la collaborazione del CSAC/Centro Studi e Archivi della Comunicazione dell’Università di Parma. Global sponsor del progetto espositivo sono ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), Italcementi, Permasteelisa Group e Loterie Nationale.
ARTE
Pier Luigi Nervi in mostra a Palazzo Te
Il trionfo del bello alla Biennale di Antiquariato di Roma
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Follow FLUXUS! Il 15 settembre a Reggio Emilia
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Le geometrie impossibili di Antonia Campi
La mostra vuole mettere in luce la passione e la rabdomantica capacità che l’artista ha nello scegliere, impastare, fecondare le argille con cui crea e anima le sue opere. Artista e scultrice per formazione, Antonia Campi è approdata al design attraverso la Società Ceramica Italiana di Laveno, dove era entrata come operaia nel 1947 e di cui divenne direttore artistico negli anni sessanta. Nella manifattura all’epoca diretta da Guido Andlovitz, “Neto” Campi era entrata, giovanissima, dopo aver frequentato il Collegio delle Fanciulle e i corsi dell’Accademia di Brera, dove si è diplomata in scultura con Francesco Messina. Succeduta nel 1962 a Guido Andlovitz nella direzione della SCI, dal 1971 dirige il Centro Artistico unificato della SCI e della Richard – Ginori e in seguito il Centro Design della Pozzi – Ginori. In questo ruolo assume il compito di seguire l’intera produzione dell’azienda, dai servizi da tè e caffè, vasi, piatti, soprammobili ai sanitari e alla rubinetteria. Con lei, anche il bagno diventa uno spazio da vivere e non solo da utilizzare. Ecco i sanitari che sembrano creature dei boschi, che vivono di colori e forme nuove, che abbandonano quell’asettico e alla fine noioso rigore che li imbalsamava da sempre. Segnalata per il Compasso d’Oro e nel 2011 è stata insignita del Compasso d’Oro alla carriera per il progetto di utensili ancora oggi esposti al MoMa di New York e spesso presente sulle pagine di “Domus”, Antonia Campi si è dedicata alla progettazione in svariati settori, dai sanitari e piastrelle agli oggetti d’uso quotidiano, dalle porcellane artistiche alla sperimentazione di gioielli, riuscendo a reinterpretare in chiave originale il quotidiano e proporre oggetti in uso da sempre come vere e proprie sculture, cariche di una valenza estetica ben definita. Poi l’attenzione ai colori, con le celebri creazioni in bianco e blu dove i due toni divengono fantasmagoria di geometrie.
Le geometrie impossibili di Antonia Campi
La mostra vuole mettere in luce la passione e la rabdomantica capacità che l’artista ha nello scegliere, impastare, fecondare le argille con cui crea e anima le sue opere. Artista e scultrice per formazione, Antonia Campi è approdata al design attraverso la Società Ceramica Italiana di Laveno, dove era entrata come operaia nel 1947 e di cui divenne direttore artistico negli anni sessanta. Nella manifattura all’epoca diretta da Guido Andlovitz, “Neto” Campi era entrata, giovanissima, dopo aver frequentato il Collegio delle Fanciulle e i corsi dell’Accademia di Brera, dove si è diplomata in scultura con Francesco Messina. Succeduta nel 1962 a Guido Andlovitz nella direzione della SCI, dal 1971 dirige il Centro Artistico unificato della SCI e della Richard – Ginori e in seguito il Centro Design della Pozzi – Ginori. In questo ruolo assume il compito di seguire l’intera produzione dell’azienda, dai servizi da tè e caffè, vasi, piatti, soprammobili ai sanitari e alla rubinetteria. Con lei, anche il bagno diventa uno spazio da vivere e non solo da utilizzare. Ecco i sanitari che sembrano creature dei boschi, che vivono di colori e forme nuove, che abbandonano quell’asettico e alla fine noioso rigore che li imbalsamava da sempre. Segnalata per il Compasso d’Oro e nel 2011 è stata insignita del Compasso d’Oro alla carriera per il progetto di utensili ancora oggi esposti al MoMa di New York e spesso presente sulle pagine di “Domus”, Antonia Campi si è dedicata alla progettazione in svariati settori, dai sanitari e piastrelle agli oggetti d’uso quotidiano, dalle porcellane artistiche alla sperimentazione di gioielli, riuscendo a reinterpretare in chiave originale il quotidiano e proporre oggetti in uso da sempre come vere e proprie sculture, cariche di una valenza estetica ben definita. Poi l’attenzione ai colori, con le celebri creazioni in bianco e blu dove i due toni divengono fantasmagoria di geometrie.
Dolomiti Contemporanee 2012
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Alla Fondazione Ferrero “Carlo Carrà 1881-1966”
Sostengono generosamente la mostra la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
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