ALESSIO PELLICORO. Accepting the void.

- DATA INIZIO: 18/05/2024

- DATA FINE: 21/07/2024

- LUOGO: GUARENE (Cuneo) - Palazzo Re Rebaudengo

- INDIRIZZO: Piazza Roma, 1

- TEL: +39 011 3797600

Gli scatti fotografici di Alessio Pellicoro denunciano il disastro ambientale e riflettono sulle conseguenze della tossicità di un territorio

Palazzo Re Rebaudengo di Guarene ospita la mostra fotografica ALESSIO PELLICORO. Accepting the void, fino al 21 luglio

 

Palazzo Re Rebaudengo di Guarene ospita la mostra fotografica ALESSIO PELLICORO. Accepting the void, fino al 21 luglio
Installation view

 

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dal 18 maggio al 21 luglio a Palazzo Re Rebaudengo a Guarene, presenta “Accepting the Void” di Alessio Pellicoro.

La mostra, curata da Jiayue He, Aigerim Kapar e Andria Nyberg Forshage, rappresenta uno dei momenti finali del programma di residenze artistiche Young Curators Residency Programme 2024 coordinato da Michele Bertolino e fa parte del programma di EXPOSED Torino Foto Festival.

Nato a Taranto nel 1994 Alessio Pellicoro si appassiona di fotografia quando scopre alcune vecchie macchine fotografiche in disuso del padre.

Da allora ha iniziato un percorso di formazione specifica che lo ha portato alla professione di fotografo.

Ha studiato infatti Fotografia e Arti Visive presso l’Istituto Europeo di Design di Roma (2019) seguito da un master in Conservazione dei Beni Culturali e Progettazione Editoriale in Fotografia presso l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Urbino.

Pellicoro utilizza il mezzo fotografico come strategia di analisi, revisione.

È mezzo di cura, tramite cui ricucire le ferite del paesaggio e del corpo.

La mostra presenta una selezione di due progetti (L’altro deserto rosso – me, the black box).

L’altro deserto rosso (2017 e in corso) racconta Taranto e i distretti periferici e marginali, incastrati tra le aree industriali, lontani rispetto al centro cittadino.

È il ritratto di un disastro ambientale aggravato, in cui la prevista espansione urbanistica della città si scontra oggi con una profonda contrazione demografica e una depressione produttiva.

Me, the black box (2023 e in corso) riflette sulla tossicità del territorio che penetra nei corpi delle persone ed è il racconto della diagnosi e del decorso di un linfoma di Hodgkin, di cui ha sofferto l’artista.

Il mezzo fotografico è occasione per un’autoanalisi che interpreta il corpo come risultato di una serie di input che provengono dal mondo esterno e ne contaminano la natura più intima.

ORARI DI APERTURA

  • sabato e domenica, 12.00 – 19.00

INFO

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