Alessandro Scarabello combina elementi classici per costruire immagini ridotte ad una struttura essenziale e in continua trasformazione

The Gallery Apart di Roma ospita la mostra di ALESSANDRO SCARABELLO. Restless picture, aperta fino al 26 luglio

La The Gallery Apart è stata inaugurata a Roma nel 2008 con l’obiettivo di supportare i giovani artisti nella loro ricerca attraverso una continua attività di assistenza nella realizzazione dei loro progetti.

In questa azione la caratteristica della galleria è sempre stata quella di garantire uno sbocco libero alla creatività degli artisti per far emergere tutta la gamma del loro talento in rapporto con la comunità artistica nazionale e internazionale.

Dal 9 maggio 2024 la galleria presenta Restless pictures dell’artista romano Alessandro Scarabello (1979).

Formatosi tra Roma (Accademia di Belle Arti, laurea triennale e Gand Royal Academy of Fine Arts, laurea magistrale), Alessandro Scarabello vive e lavora tra Bruxelles e l’Italia.

Negli ultimi anni, la ricerca pittorica di Scarabello si è concentrata sul gesto, in evoluzione secondo una pratica composta da prove ed errori che trasforma l’errore in possibilità esperienziali. Si è evoluto proprio nella consapevolezza che l’opera d’arte può, in qualsiasi momento, sottoporsi a deragliamenti imprevedibili.

Con questi presupposti, l’artista si trova quindi in un continuo conflitto con l’idea del metodo come mezzo per garantire il controllo estetico sull’opera, preferendo invece la sua deriva naturale e, in effetti, impedendo a una relazione gerarchica tra l’opera e l’artista.

Con la serie di Restless picture, Alessandro Scarabello interroga di nuovo il mezzo pittura evidenziando lo stato della trasformazione perpetua che caratterizza la sua ultima produzione.

Nel titolo della mostra, esiste un chiaro riferimento a un processo osmotico di genesi e di annullamento dell’immagine dipinta.

Tra la configurazione e la riconfigurazione, il tentativo da parte dell’artista è semplicemente di continuare a mantenerlo in vita, quasi come per ribadire che la pittura non ha nulla da promettere tranne la sua ragione per esistere nella sua stessa creazione.