Fotografo messicano, Diego Moreno manipola foto di famiglia, distorce i loro corpi e trasforma i loro volti in smorfie demoniache
Fondazione Manuel Rivera-Ortiz presenta ad Arles la mostra fotografica DIEGO MORENO. Malign influences, fino al 29 settembre
Nell’ambito del rinomato festival fotografico “Les Rencontres de la Photographie d’Arles”, la Deutsche Börse Photography Foundation presenta le opere dell’artista messicano Diego Moreno (1992) alla Fondation Manuel Rivera-Ortiz.
In mostra le immagini delle serie “Malign Influences” e “In My Mind There Is Never Silence“.
Nella sua opera Moreno elabora esperienze della sua infanzia caratterizzata da un ambiente profondamente religioso nel quale però non si riconosce.
Consapevole della sua omosessualità fin da giovane, Moreno la considerava incompatibile con i valori “buoni” instillatigli dalla famiglia, dalla scuola e dalla Chiesa cattolica.
Tutto questo ha sviluppato in lui un senso di colpa.
Il modo in cui è riuscito a superare questo trauma può essere visto nelle due serie esposte in questa mostra.
In “Influenze maligne”, Moreno immagina una realtà alternativa fatta di creature mostruose.
Egli manipola le foto degli archivi della sua famiglia, copre gli occhi delle persone ritratte, distorce i loro corpi e trasforma i loro volti in smorfie demoniache.
Queste creature sataniche divennero quindi per lui alleate con le quali si identificava meglio che con le persone rappresentate, in seguito al duraturo rifiuto di cui era stato vittima.
Personaggi dall’aspetto strano sono anche in primo piano nella sua serie In My Mind There Is Never Silence, dove affronta i temi della colpa e dell’emarginazione, integrando nella vita di tutti i giorni i Panzudos, creature spaventose e ripugnanti che traggono origine da un’antica tradizione cattolica in omaggio alla Vergine Maria risalente a più di cinquecento anni fa e che vengono celebrati ogni anno nella sua regione natale.
La mostra è curata da Anne-Marie Beckmann, direttrice della Deutsche Börse Photography Foundation con la collaborazione della collega Cornelia Siebert.