Visioni dell’universo in diversi media in una mostra collettiva a Lodi
Associazione 21 presenta all’Ex complesso officine GAI di Lodi la mostra collettiva Cosmologie, fino al 27 aprile
Per iniziativa dell’artista Pierpaolo Curti e di un gruppo di amici appassionai d’arte nel 2019 si è costituita a Lodi Associazione 21 come contenitore che promuove e produce arte contemporanea attraverso la realizzazione di progetti espositivi, aggregativi e di formazione con un approccio umanistico ai temi della modernità.
Dal 2 marzo 2024 negli spazi della fonderia dell’ex complesso officine GAI l’Associazione propone la mostra Cosmologie a cura di Angela Madesani.
L’affascinante spazio ex industriale lodigiano accoglie una trentina di lavori che vanno dalla scultura all’installazione, dalla fotografia alla pittura, di artisti italiani e stranieri, con background e appartenenze diverse, che nella loro ricerca analizzano, interpretano e plasmano il tema della mostra che indaga la conoscenza della struttura e dell’ordinamento dell’universo.
Sono opere di quindici artisti:
La fotografa Carlotta Roda (1999) cattura il mondo celeste con immagini di grande formato, scatti che diventano qui opere installative dove macro e microcosmo entrano in un dialogo non sempre prevedibile.
Francesco Del Conte (1988) fotografa il cielo stellato da luoghi diversi tra loro, anche dal punto di vista dell’inquinamento ambientale, tenendo come punto di riferimento le costellazioni.
Paolo Parma (1958), scatta romantici firmamenti celesti che si svelano poi nella realtà quali riprese ravvicinate della polvere.
Concetta Modica (1969), propone fusioni di sepali di pomodoro che appaiono come stelle su tavole dipinte.
Le xilografie di Eugenia Vanni (1980), hanno come matrici assi di legno, che rimandano a immagini stellari.
Francesco Carone (1975) propone due disegni con costellazioni e diamanti sintetici e un terzo disegno con strumenti per osservare la dimensione micro e quella macro.
Pierpaolo Curti (1972) dipinge grandi costellazioni in cui talvolta fa capolino un pezzo di terra.
Luca Pancrazzi (1961) si propone con foto che documentano la sua grande collezione di stelle.
L’artista giapponese Satoshi Hirose (1963), lavora da molti anni sul tema del cielo.
La francese Sabine Delafon (1975), dipinge stelle su piatti di Delft bianchi e azzurri.
Serena Vestrucci (1986), utilizza un volume di matrice astronomica di cui scava le pagine per dare vita a forme che potrebbero rimandare una dimensione organica.
Serena Fineschi (1973) presenta un dittico realizzato con particolari tecniche, nei colori oro e azzurro in cui il cielo e la terra sono i riferimenti immediati.
Elena El Asmar (1978), presenta un piccolo dipinto affiancato a un suo arazzo in bianco e nero in cui il rimando è alle dimensioni celesti delle favole mediorientali.
Alberto Messina (1994) porta dei lavori fotografici in cui le protagoniste sono le piccole stelle di pietra collocate sul muro del Planetario di Milano.
L’opera di Francesco De Molfetta è una fusione in bronzo di un cellulare con lo schermo nero vuoto, metafora di un corpo celeste con un campo gravitazionale così intenso che dal suo interno non può uscire nulla, nemmeno la luce.