Donne alla moda protagoniste assolute a Treviso nella mostra Moda e modernità tra ’800 e ’900
Il Museo Bailo di Treviso presenta la mostra Moda e modernità tra ’800 e ’900. Boldini, Erler, Selvatico, da aprile a luglio
Dal 13 aprile 2024 il Museo Luigi Bailo di Treviso ospita la mostra Moda e modernità tra ’800 e ’900 – Boldini, Erler, Selvatico, a cura di Fabrizio Malachin e promossa dal Comune di Treviso.
La mostra intende proporre il Bel Mondo all’affermarsi della modernità, con le donne alla moda protagoniste assolute.
Sul palcoscenico del bel mondo tra Otto e Novecento le donne divengono le protagoniste e, ad immortalare questo loro magico momento, vengono chiamati quegli artisti che sanno trasporre sulla tela il profumo, lo charme, l’erotismo di un’epoca davvero unica.
Donne famose, icone della bellezza e della moda tra Otto e Novecento, celebrità da Eleonora Duse a Wally Toscanini a Lydia Borelli a Toti Dal Monte, accanto a eleganti esponenti della borghesia e della nobiltà trevigiana, veneta e nazionale.
Si danno convegno a Treviso per questa mostra che ha chiamato a raccolta artisti specializzati nel grande ritratto femminile, all’epoca celebri, ammirati, contesi, anche se alcuni sono oggi caduti nel limbo della storia dell’arte.
Accanto al ferrarese Giovanni Boldini, certamente il più noto, e ai due artisti citati nel sottotitolo Ettore Erler e Lino Selvatico, “il Boldini veneto”, si incontrano in mostra Cesare Laurenti, Ettore Tito, Cesare Tallone, Vittorio Corcos, Giacomo Grosso, poi la compagine dei grandi veneti del momento: Giacomo Favretto, Pietro Pajetta, Eleuterio Pagliaro, Alberto e Artuto Martini.
Ma anche maestri stranieri impegnati in Italia: l’inglese John Lovery, il tedesco Franz S. von Lenboch e altri ancora.
Una mostra che gli organizzatori definiscono suntuosa per il gran numero di dipinti concessi da oltre 50 tra musei e collezioni pubbliche e private , ma anche affiches dal vicino Museo nazionale Salce, incisioni, sculture, oltre ad abiti, ventagli, cappellini.
Il tutto riunito al Bailo per riscoprire, e rivivere, il fascino di un’epoca, meglio di una componente minoritaria e privilegiata di una società, certo decadente ma anche sensualmente romantica.
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