Una mostra fotografica nei luoghi norvegesi ove il nobile veneziano Pietro Querini scoprì lo stoccafisso portandolo a Venezia e avviando una famosa tradizione culinaria.
SKREI – IL VIAGGIO. Valentina Tamborra
La Fondazione Querini Stampalia ospita la mostra fotografica Skrei – Il Viaggio di Valentina Tamborra curata da Roberto Mutti.
La fotografa nata a Milano nel 1983 si occupa principalmente di reportage e ritratto e nel suo lavoro ama mescolare la narrazione all’immagine.
In mostra gli scatti – circa 40, di cui alcuni di grande formato di un progetto che ruota intorno al tema del viaggio, come sottolinea lo stesso titolo.
Skrei, infatti, è il nome di un particolare tipo di merluzzo norvegese e deriva da un antico termine di origine vichinga che significa appunto viaggiare nel senso di migrare, muoversi in avanti.
Questo pesce compie ogni anno una vera e propria migrazione dal mare di Barents per tornare nella parte settentrionale della costa norvegese dove depone le uova.
Un viaggio lungo migliaia di chilometri, quindi, come quello effettuato da Valentina Tamborra con il suo lavoro fotografico, che parte da radici lontane e fa un lungo giro per poi ritrovare i punti da cui è partito.
Tutto ha avuto inizio nella Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma e nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, dove sono conservate le testimonianze della vicenda avventurosa del nobile navigatore Pietro Querini.
L’uomo, sopravvissuto al naufragio della sua caracca, arriva alle isole Lofoten nel 1432 e viene soccorso dai pescatori locali che gli fanno scoprire e conoscere i metodi di essiccazione, conservazione e preparazione del merluzzo, che esporta al ritorno nella sua Venezia, segnando le sorti culinarie dello stoccafisso nella tradizione italiana.
Con questo progetto la fotografa arriva alle isole norvegesi Lofoten, cuore del suo reportage.
Le osserva con uno sguardo iniziale quasi incantato, presa dai panorami disegnati dalla natura dove la neve, il ghiaccio e il cielo azzurro evocano nella loro immediatezza gli elementi primigeni.
Ci sono poi gli uomini, le loro storie e le loro famiglie che qui vivono in un rapporto simbiotico con la natura, di cui la pesca è la metafora.
È quindi proprio il viaggio fra Italia e Norvegia – sapientemente raccontato attraverso scatti che portano con sé il mondo salato dei mari nordici – il filo rosso che collega la storia di un pesce “povero”, diventato eccellenza nella cucina italiana, a quella di uomini, volti, luoghi e tradizioni antiche e moderne, celebrazioni che diventano motivo di scambio e incrocio di mondi, di culture.