Roberto Sebastian MATTA – Gordon MATTA-CLARK – Pablo ECHAURREN MATTA

In concomitanza con la 55. Biennale di Venezia, la mostra vuole indagare le idee e i pensieri che si sono tramandati – attraverso le generazioni, il tempo e la geografia – da Roberto Sebastian Matta ai suoi figli Gordon Matta-Clark e Pablo Echaurren Matta.

Tre nomi, tre storie, tre paesi e un unico comun denominatore: l’arte. In concomitanza con la 55. Biennale di Arti Visive di Venezia e per la prima volta insieme, la mostra organizzata e prodotta dalla Galleria d’Arte Maggiore – G.A.M. di Bologna, riunisce negli spazi dell’area Scarpa della Fondazione Querini Stampalia, tre grandi protagonisti dell’arte internazionale. Gordon Matta-Clark e Pablo Echaurren Matta non hanno in comune solo il padre Roberto Sebastian Matta, figura storica che con le sue tele e le sue sculture ha preso parte al Surrealismo ed influenzato gli artisti americani dell’Espressionismo Astratto, ma con due stili espressivi differenti sono entrambi due personaggi di rilievo della scena artistica contemporanea.

La mostra, curata da Danilo Eccher, prende origine dall’opera di Roberto Sebastian Matta ed attraverso le opere dei suoi protagonisti percorre mezzo secolo di storia dell’arte, vissuta in tre paesi differenti: la Francia, gli Stati Uniti e l’Italia. Lo spaccato che ne deriva non è delimitato dalla loro storia familiare, per quanto eccezionale, ma amplia i propri confini all’ambiente culturale e politico in cui questi artisti sono stati profondamente coinvolti. Figli dello stesso padre, ma di madri differenti, sia Gordon che Pablo hanno avuto un rapporto conflittuale con la figura paterna ed attraverso l’arte entrambi hanno cercato un dialogo concettuale – impossibile nella vita privata – con Matta attraverso le loro opere pur maturando entrambi, ed ognuno a suo modo, linguaggi singolari e differenti. Se l’affinità con Matta-Clark è riconducibile a un livello formale, estetico-architettonico, in Echaurren l’affinitudine è da ricercarsi nel carattere più propriamente concettuale.
Il filo conduttore della loro opera a livello critico sarà svelato da Danilo Eccher solo pochi giorni prima dell’apertura al pubblico, ma ad una prima lettura emerge già come la socialità, la continua ricerca di un rapporto non solo di partecipazione del fruitore, ma di un suo coinvolgimento diretto o indiretto, fisico o mentale, culturale o sociale, interno o esterno all’opera sia presente nell’opera dei tre. Non è un caso infatti se alcuni definiscono le figure antropomorfe di Matta sia in pittura, sia in scultura, come “morfologie sociali”, come una trasfromazione di passaggio tra i paesaggi interiori e il mondo esterno. Per Gordon la socialità è un fattore ancora più evidente, essendo la sua effimera arte basata sulla performance, sui “building cuts”, gli edifici tagliati, trasformazioni sculturali di architetture preesistenti dove lo spettatore è invitato ad entrare per muoversi fisicamente ed emozionalmente in quegli spazi. Nella sua opera Matta-Clark crea un rapporto diretto con il fruitore, spesso basato sulla fiducia che costui deve devolvere all’operato dell’artista che come in Matta ha fondamenti architettonici. Mentre per quanto riguarda Pablo tutta la sua vita artistica è immersa nella socialità, nella sua esistenza quotidiana. E se è vero che le sue tele riportano al mondo dei fumetti, della musica, della street art, alla cultura di massa, è attraversando la sua iconografia Pop fatta di contiminazioni di generi che dialogano ora con il Dadaismo, ora con lo stesso Surrealismo, che l’artista propone con ironia attraverso l’apparizione di una natura familiare ed allo stesso tempo inquietante una critica diretta alla società dei consumi. Proprio come sembrano suggerire le figure antropomorfe e primitive presenti nei dipinti del padre. Non a caso l’opera di Matta mira anche a una riflessione sull’impatto che la tecnologia ha sull’esistenza umana.

Roberto Sebastian Echaurren MATTA (Santiago, Cile, 1911 – Civitavecchia, Italia, 2002)
Nato a Santiago del Cile, dopo gli studi in architettura Roberto Sebastian Matta si dedica alla pittura a partire dal 1934 quando si trasferisce a Parigi. Gli incontri di questi anni sono stimolanti e fondamentali: nella capitale francese lavora per Le Corbusier, a Madrid entra in contatto con intellettuali del calibro di Federico Garcia Lorca e a Londra frequenta Walter Gropius. Ma è a Parigi che conosce André Breton e Salvador Dalì, aderendo e dando impulso alla nascita del Surrealismo. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale accetta l’invito dell’amico Marcel Duchamp e si trasferisce a New York dove si inserisce nell’ambiente cosmopolita, rivestendo un ruolo di primo piano per la generazione di artisti successiva che avrebbero poi dato origine all’Espressionismo Astratto americano. I rapporti con questi artisti, e con i surrealisti rimasti a Parigi, sono però destinati a incrinarsi quando Matta è accusato di aver provocato il suicidio di Gorky per avere avuto una relazione con sua moglie. Alla fine degli anni Cinquanta, Matta è già un artista di fama internazionale, mentre nel 1971 la rivista francese Connaissance des Arts, lo colloca nella top ten dei dieci migliori pittori contemporanei del mondo e nel 1985 il Centre Georges Pompidou gli consacra una grande retrospettiva. Nel 1990 torna a Parigi passando dei periodi in Italia a Tarquinia, dove installa uno studio, una scuola di ceramica e una sala di esposizioni. Si spegne a Civitavecchia nel 2002.
Le sue opere sono conservate in alcuni dei più importanti musei del mondo, solo per citarne alcuni: il Museum of Modern Art di New York, il Centre Pompidou a Parigi, il Fine Art Museum di San Francisco e la Galleria d’Arte Nazionale di Roma.

Gordon MATTA-CLARK (New York, USA, 1943 – 1978)
Gordon Matta-Clark è un artista americano attivo durante gli anni Settanta e meglio conosciuto per i suoi “building cuts”, edifici tagliati: trasformazioni sculturali di edifici abbandonati realizzati attraverso tagli e smantellamenti di siti architettonici strutturati. Figura catalica del decennio per la storia e lo sviluppo di SoHo a New York, la sua arte mette in discussione lo stesso statuto di opera d’arte. Utilizzando la performance come metodo espressivo preferenziale, la gran parte del suo lavoro si basa su frammenti architettonici, oggetti decomposti, ma anche esperimenti culinari giunti oggi a noi attraverso una serie documentazione fatta di video, foto e films. Operativo sia negli Stati Uniti che in Europa, la prematura scomparsa a soli trentacinque anni non gli ha impedito di diventare una superstar sulla scena internazionale dell’arte contemporanea. Le opere di Matta-Clark sono infatti presenti in grandi collezioni pubbliche: il Metropolitan Museum of Art e il MoMA di New York, il Museum of Contemporary Art di Chicago, il MoCA di Los Angeles, il Museum van Hedendaagse Kunst Antwerpen ad Antwerp, il San Francisco Museum of Art, lo Smithsonian American Art Museum a Washington DC, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e il Whitney Museum of American Art di New York.

Pablo ECHAURREN MATTA (Roma, Italia, 1951)
Pablo Echaurren ha iniziato a dipingere a diciotto anni ed è stato presto scoperto da Arturo Schwarz. Sul background della pop art, dell’arte povera, del minimalismo e dell’arte concettuale, ha incominciato a sviluppare il suo universo lessicale agli inizi degli anni Settanta quando si dedica a vari temi: dal mondo delle miniature ai segni del mastro giapponese Hokusai, dalle citazioni dal mondo del fumetto di Roy Lichtenstein alle immagini dei libri scientifici sulla storia naturale, la zoologia e la botanica. In un secondo tempo il confronto con l’eredità iconografica della storia dell’arte si espande in un dialogo costante con le avanguardie: il Futurismo, il Dadaismo, il Cubismo, lo stesso Surrealismo che rivista con l’occhio di un abitante del villaggio globale, nutrito di messaggi delle telecomunicazioni e dei mass media. L’arte di Pablo Echaurren si muove in molte direzioni, in salti costanti, dai dipinti ai collage, dalle copertine dei libri e dei fumetti alle ceramiche, ai video, ai testi. Si impone così l’idea dell’artista-artigiano in tutti i campi, indipendentemente dalle barriere e dalle gerarchie che di solito confinano l’attività creativa. La relazione tra Pablo e i giovani è sempre molto stretta e lo stesso si dica per i movimenti sociali. Autore di saggi, romanzi e brevi racconti, Pablo ha anche publicato una serie di biografie illustrate, dedicate a Filippo Tommaso Marinetti, Picasso, Ezra Pound ed altri.
Fondazione Querini Stampalia – Area Scarpa
Nel 1949 il Consiglio di Presidenza della Fondazione Querini Stampalia decise di dare inizio al restauro di alcune parti di Palazzo Querini. Manlio Dazzi, direttore della fondazione, affidò a Carlo Scarpa il compito di risistemare il piano terra ed il giardino sul retro del palazzo che si trovava in uno stato di estremo abbandono e degrado. Il progetto fu realizzato solo più di dieci anni dopo, sotto la direzione di Giuseppe Mazzariol, amico e sostenitore del maestro veneziano.

Il progetto di restauro di Scarpa parte dall’eliminazione dell’apparato decorativo ottocentesco, dal risanamento statico e conservativo delle murature, dall’accurata pulitura degli elementi architettonici esistenti per articolarsi attraverso quattro temi fondamentali: il nuovo ponte di accesso, l’ingresso, il portego ed il giardino, quattro luoghi uniti da un percorso, le cui tappe sono anticipate visualmente sin dal campiello antistante il canale, dal quale è possibile intravedere scorci dell’interno.
Il piano terra del palazzo è infatti permeabile, trasparente, ed il giardino assume il ruolo di naturale prolungamento del portego.

“L’acqua è assunta come un diaframma orizzontale che gradua le altezze obiettivamente mutate degli spazi. È in relazione a questi effetti che l’andamento di tutti i percorsi è stato orientato e svolto orizzontalmente dal canale al giardino, dalla fronte prospiciente il cancello al retro del palazzo, come un’unitaria transenna su cui la luce gioca, smaterializzando i residui plastici di ogni zona per assumerne soltanto il significato cromatico”

Giuseppe Mazzariol,
Un’opera di Carlo Scarpa: il riordino di un antico palazzo veneziano,
in “Zodiac”, n. 13, 1964, p. 40.

Galleria d’Arte Maggiore – G.A.M.
La Galleria d’Arte Maggiore G.A.M. è stata fondata nel 1978 da Franco e Roberta Calarota che hanno costruito il prestigio internazionale della galleria grazie a una collezione di opere di grande qualità del XX secolo. La fliglia Alessia si è unita alla galleria diventando direttrice nel 2011 con l’obiettivo di unire la tradizione ad una nuova prospettiva. Con un approccio innovativo, le mostre presentate nella sede principale a Bologna mirano a illustrare come l’arte contemporanea scaturisca da un dialogo con l’arte moderna o già storicizzata.

Da sempre la galleria si occupa di due aspetti fondamentali del mondo dell’arte: il mercato – partecipando ad alcune delle più importanti fiere internazionali – e la promozione culturale. Da questa prospettiva si originano le collaborazioni con importanti musei ed istituzioni in Italia e all’estero (Metropolitan Museum di New York, Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, etc.), testimonianza tangibile dell’alta qualità delle opere proposte. Punto di riferimento per l’arte italiana del Novecento, la Galleria d’Arte Maggiore ha recentemente collaborato con il museo Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra per la mostra “Giorgio Morandi. Lines of Poetry”, l’esposizione più completa realizzata fino ad oggi, fuori dai confini italiani, sull’arte grafica del maestro. E, solo per citare alcuni esempi, tra le varie esposizioni curate da Franco Calarota vanno ricordate la mostra “Silenzi” dedicata all’opera di Giorgio Morandi dal Museo di Palazzo Fortuny a Venezia, e “Giorgio de Chirico. Myth and Archaeology” la mostra appena inaugurata con successo alla Phillips Collection di Washington DC, all’interno dell’anno della cultura italiana negli Stati Uniti, che presenta al pubblico una preziosa selezione di sculture e lavori su carta.

Per maggiori informazioni e richieste d’intervista:
Francesca Monti
t. +39 051 235843
info@maggioregam.com

Quello che vedete non è né cibo, né arte
Quello che vedete non è né cibo, né arte
Posted on
ADRIÁN BALSECA. Cambio de fuerza
ADRIÁN BALSECA. Cambio de fuerza
Posted on
Roma nel Cinema a pennello.  I bozzetti pittorici dei manifesti cinematografici, da Roma città aperta a La voce della luna
Roma nel Cinema a pennello. I bozzetti pittorici dei manifesti cinematografici, da Roma città aperta a La voce della luna
Posted on
CANALETTO, VAN WITTEL, BELLOTTO.  Il Gran Teatro delle città. Capolavori dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica
CANALETTO, VAN WITTEL, BELLOTTO. Il Gran Teatro delle città. Capolavori dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica
Posted on
ALESSANDRO BERGONZONI – BILL VIOLA.  Vite sospese
ALESSANDRO BERGONZONI – BILL VIOLA. Vite sospese
Posted on
Previous
Next
Quello che vedete non è né cibo, né arte
ADRIÁN BALSECA. Cambio de fuerza
Roma nel Cinema a pennello. I bozzetti pittorici dei manifesti cinematografici, da Roma città aperta a La voce della luna
CANALETTO, VAN WITTEL, BELLOTTO. Il Gran Teatro delle città. Capolavori dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica
ALESSANDRO BERGONZONI – BILL VIOLA. Vite sospese

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.