Gavalohori, un piccolo villaggio cretese rimasto intatto nel tempo
Grecia e cicale. Due elementi che insieme diventano magia
Ho già parlato di Grecia e di cicale.
Due elementi che insieme diventano magia.
Proprio adesso, in questo tempo sospeso, vorrei calarni nelle atmosfere di Gavalohori, un piccolo villaggio cretese rimasto intatto nel tempo.
L’ultima cicala smette di cantare mentre il sole cala dietro i monti.
Quello stridulo e lacerante saluto al giorno che se ne va segna il passaggio dal regno della luce a quello delle ombre.
Il cielo diventa blu profondo sopra le gobbe irregolari delle colline, la luna si accende improvvisa come una grande abat-jour a rischiarare la valle.
Il vicolo bianco si anima di voci, grida di bimbi, litanie di anziani.
Il greco è una cantilena frenetica che sembra nata con l’uomo.
Rimbalza l’eco delle voci, mentre la prima brezza della sera rompe l’abbraccio di fuoco di un sole ormai perduto.
Tutto sembra fermo, eterno, solennemente immobile.
Un attimo sospeso che si ripete da millenni, quando Creta era la culla del mondo e fra queste colline gli uomini e le cicale intrecciavano già le loro voci.